Dolciumi, scherzi, maschere e coriandoli…
È carnevale!
Perché in fondo per noi italiani ogni scusa è buona per far festa ed in passato era davvero l’ultima festa prima dei 40 giorni della quaresima.
Dopo 3 anni di pandemia quest’anno torniamo a festeggiare il carnevale con carri allegorici, musica e feste in piazza.
Anch’io con la famiglia mi sono prestato a festeggiare il carnevale, e con i figli mi son messo a ballare dietro un carro, a raccogliere caramelle e cioccolatini che lanciavano e anche noi con un pacco di coriandoli da tirarci.
Finita la festa di carnevale però che è rimasto?
A terra un tappeto di carta fatta a pezzetti, ma non solo purtroppo: involucri di caramelle bombolette e tappi di plastica.
I coriandoli che ho acquistato ho notato che provengo da riviste sminuzzate.
Diciamo che tra tutti i mali, forse il minore (anche se purtroppo degli alberi sono stati abbattuti per produrre quella carta e l’unica speranza è che fosse proveniente da foreste FSC), grazie alla sua capacità di degradazione in circa 6 settimane.
Stessa cosa non accade con i prodotti in plastica.
Ma ce n’è davvero bisogno?
Quest’anno abbiamo deciso all’ultimo di partecipare e quindi la scelta sul male minore è stata obbligata. Mai avrei optato però sulle bombolette.
Se mi fossi premunito per tempo, avrei senz’altro optato per le foglie.
In che modo?
Con una perforatrice!
Quella macchinetta, ogni volta che effettua un buco, crea uno scarto a forma di cerchio.
Se raccogliessimo in autunno le foglie a poi iniziassimo a bucarle, ecco che avremmo tanti coriandoli ecologici.
La cosa che però mi ha dato molto fastidio è stato vedere gli involucri delle caramelle a terra.
Comportamenti del genere rientrano nel comune vivere, nel rispetto della “res publica”, dove l’educazione civica sposa l’educazione ambientale.
Dopo aver mangiato una caramella non credo sia difficile mettere in tasca la sua confezione e magari differenziarla una volta tornati a casa.
Questa è premura di noi genitori, e nostro preciso compito di dare l’esempio di rispetto ai nostri figli.
Arrivare a riciclare il 100% dei nostri rifiuti è l’obiettivo da raggiungere: ovvero non produrre più l’indifferenzata.
Non produrre più la plastica è invece l’obiettivo a cui tendere.
Perché solo così potremmo definirci, anche quando usciamo di casa per buttare l’immondizia, artigiani per l’ambiente.
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A presto.
Francesco