Il potere dei rifiuti

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Lo sapevate che anche i rifiuti hanno un potere non indifferente?Riprendo ancora una volta il mio “spacciatore di notizie” senza peli sulla lingua Antonello Piroso.

In una sua uscita nel programma radiofonico mattutino in cui è ospite ha parlato di ambiente e termo valorizzatori. 

In questo caso, dati alla mano, ha chiesto “cosa fate con gli oltre 500kg di rifiuti pro capite annui?”.

Da qualche parte dovranno pur essere stoccati… Ed è proprio da qui che deriva il potere dei rifiuti.

In Danimarca si bruciano all’interno dei termovalorizzatori, ma è davvero una scelta ecologica?

La Nazione scandinava ha così bisogno di immondizia che la importa da ogni parte d’Europa.

Non sono neanche sufficienti gli oltre 800kg di rifiuti pro capite prodotti dai suoi abitanti, contro una media europea di 490kg.

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Il trasporto di rifiuti verso la Danimarca avviene con camion che implementano le emissioni di Co2 e il traffico su ruota: i dati dicono di un ingresso di 250/300 veicoli nel paese al giorno!

Ma è dunque questo il potere dei rifiuti?

No. Certo che no.

Il processo di incenerimento comporta emissioni a sua volta, per quanto controllate, esse ci sono e con i grandi numeri sui cui si ragiona esse non possono essere trascurate. 

Infine la perla dei termovalorizzatori: inseriti all’interno della capitale danese sul cui tetto è possibile sciare dai residui che si depositano sopra.

Oggi però un cambiamento sembra all’orizzonte: il governo infatti ha ordinato lo stop all’import di rifiuti e una riduzione del 30% dell’attività dei termovalorizzatori nel paese. 

Quindi la soluzione per dare meno potere ai rifiuti quale potrebbe essere? 

Diminuire – se non ridurre – gli imballi in plastica e non riciclabili è una prima mossa e questo non dipende dai governi ma dalle scelte quotidiane di ognuno di noi.  

Crediamo inoltre nell’economia circolare e abbiamo fatto di essa uno dei nostri pilastri su cui abbiamo basato il nostro operato.

Crediamo che un prodotto debba essere riutilizzato più volte, riparato se necessario e riciclato qualora inutilizzabile. 

Il rifiuto può e deve essere una risorsa.

Bandendo a livello politico la plastica usa e getta (bottiglie, guanti supermercato, vaschette alimenti, imballaggi, ecc) non si avrà la necessità della raccolta porta a porta, lasciando la possibilità di portarla nei centri di conferimento, dopo opportuna educazione e formazione sulla reale necessità di continuare a differenziare la plastica residua.

Tramutare ciò che diventerà bandito in bioplastiche assimilabili con la frazione organica che verrà digerita nei digestori anaerobici dove il risultato del processo sarà compost, da rilasciare nei terreni, e biometano (stoccabile nei reservoir e con cui verrà prodotto idrogeno blu nella prima fase, o reimmessi nei metanodotti per il consumo domestico). 

Attualmente vengono raccolte circa 7.175.000 tonnellate di rifiuti organici domestici (dati 2021). 

SETTE-MILIONI!

Il biodigestore Iren in Liguria tratta 80.000 ton (40.000 di rifiuti organici e 20.000 di sfalci) immettendo 6.000.000 mc di biometano e 10.000 ton di compost.

Di conseguenza si potrebbe arrivare allo stato attuale alla produzione di 8.071.875.000 mc di biometano (tutta la frazione organica domestica prodotta in Italia unita a 3.587.000 ton di sfalci) che corrisponde a circa il 10% dell’attuale fabbisogno annuo.

Esso può essere implementato attraverso la produzione dei giardini verticali e i tetti verdi dove essi siano piatti (ivi assimilabili terrazzi calpestabili). 

Il Superbonus 110% nell’ediliza è stata una manovra che ha aiutato lo spreco energetico: oggi però può essere rivisitato e dirottando quelle somme ad incentivi che favoriscano l’istallazione di pannelli fotovoltaici sopra i tetti.

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Attualmente la superficie di tetti dove possono essere istallati pannelli solari si attesta a circa 752km² per una produzione di 88’651 GWh contro i 350’000 utilizzati nel 2021.

A questo dato però mancano tutte le residenze storiche e centri città in cui non viene calcolato il potere energetico attraverso l’uso di tegole solari che possiamo ipotizzare possa essere aumentato di almeno 450’00 GWh.

Così facendo potremmo arrivare a compensare quasi il 60% di energia necessaria, generandola con fonti rinnovabili.

Se questo dato venisse utilizzato per la produzione di idrogeno, blu in una prima fase per poi trasformarlo in verde, immagazzinando il prodotto in eccesso nei reservoir naturali dove oggi viene stoccato il metano allora il cambiamento verso in mondo ad emissione zero potrà avvenire. 

Bisogna però sempre tenere presente che il primo modo per vivere in armonia con la nostra terra è sempre quello di ridurre i consumi e cambiare il nostro stile di vita. 

In questa veste anche noi del Bosco  che Ulula vogliamo aiutare: abbiamo deciso di promuovere gli spazzolini in bambù a fronte di una donazione di almeno €4.

Li trovare nel nostro sito web all’indirizzo: https://boscocheulula.it/sostienici/

Essi non sono l’esempio perfetto di sostenibilità ma hanno un gran vantaggio: non lasciano traccia del loro passato a discapito di quelli tradizionali. Infatti tolte le setole possono essere smaltiti nella frazione organica domestica degradandosi in pochi anni a discapito degli spazzolini tradizionali che manterranno il loro stato anche tra 900. 

Perché anche lavandoci i denti possiamo essere artigiani per l’ambiente.

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A presto.
Francesco

Ecologia domestica e spesa: consigli pratici per una spesa sostenibile e consapevole! (contiene una ricetta)

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Oggi voglio fare un gioco con te. 😏 

No tranquillo:  non è l’intro di nessun film horror. Ma oggi torniamo con la mente al supermercato come nell’articolo plastica da supermercato. Sei pronto?

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In queste righe non voglio dare risposte o certezze, ma consapevolezza riguardo ad un tema molto importante: l’ecologia domestica e spesa.

Ma prima: faccio un passo indietro e ti faccio una domanda.

Secondo te – in termini di impatto ambientale – è meglio fare la spesa girando in auto tra vari produttori locali oppure è meglio un solo viaggio, ma al supermercato?

SPOILER: una risposta giusta non c’è.

Ci sono centinaia di variabili in gioco ed ognuno fa le proprie scelte. Basta siano ragionate, consapevoli e non dettate dalla semplice frase “ho fatto sempre così“.

Ora: riprendiamo la via del supermercato e ragioniamo insieme su un ipotetico percorso da fare al suo interno. Prestando sempre attenzione all’economia domestica.

Per prima cosa dobbiamo prendere il carrello: un tempo erano in metallo, oggi in plastica.

Una scelta discutibile, certo, anche se la speranza è che almeno siano in plastica riciclata.

Sicuramente non sarà igienica come il metallo (virus e batteri hanno in media una vita più lunga sulle superfici plastiche) ma anche senza andare a chiamare in causa la medicina li trovo scomodi: spesso si incastrano tra loro, troppo spesso, e non si impilano ordinatamente come quelli metallici.. 

Dopo esser riusciti ad avere un carrello per la spesa, entriamo nel supermercato e subito ci troviamo di fronte al settore della frutta e verdura fresca. Molto spesso è così!

La prima scelta da fare è quella di evitare prodotti esteri.

Non tanto perché solo noi italiani siamo belli e bravi con le coltivazioni, quanto perché per arrivare al supermercato hanno dovuto fare molta strada e quindi prodotto molto inquinamento.

Un giorno mi sono trovato in un discount e dovevo acquistare le cipolle.

C’erano quelle di Tropea ad oltre 3€/kg, una cifra forse giusta, ma eccessiva visto l’utilizzo che dovevo  farne.

Fortunatamente a lato c’erano quelle dorate a 0,88€/kg con provenienza: Nuova Zelanda.

Come è possibile che delle cipolle che vengono dall’altra parte del globo arrivino a costare 3 volte tanto quelle che vengono da 800km?

Inutile dire che sono uscito dal discount senza cipolle quel giorno. 

Altro consiglio che viene spesso elargito per fare la spesa è quello di scegliere la verdura di stagione, questo perché oltre che salvaguardare la biodiversità e la stagionalità non si pensa che ciò può servire anche a risparmiare plastica.

Già, perché le serre dove vengono coltivate frutta e verdura fuori stagione, sono sovente composte esattamente da plastica.

Ma cosa è meglio scegliere quindi: prodotti locali e/o biologici avvolti nel cellophane o prodotti di agricoltura intensiva ma sfusi?

Come detto non esiste una risposta giusta o una sbagliata.

Dipende da te, da cosa senti giusto e dalla tua disponibilità economica.

Possiamo dire che come linea guida dovremmo tendere sempre a prodotti locali, sfusi, senza pesticidi aggressivi per l’ambiente e che seguano la stagionalità. 

Oltrepassando frutta e verdura continuiamo verso il banco gastronomia. Ovviamente nell’ottica di ridurre la plastica sarebbero da evitare salumi e formaggi preconfezionati e scegliere quelli affettati al momento meglio ancora se locali (che tra l’altro il più delle volte costano meno). La nostra regione Marche, ad esempio, è piena di prodotti eccellenti. 

Stesso discorso va fatto per il pesce e per la carne. Qui ad esempio sarebbe meglio optare per “pezzi” interi. Chi ha bambini piccoli avrà la possibilità anche di spiegare che il pollo non nasce a “petto” in vaschette di polistirolo. 

Davanti a questi reparti poi ci sono i frigoriferi. 

Qui si apre il mondo.

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Principi sono il latte, il burro e gli yogurt. Se dovessimo scegliere per prodotti senza plastica il latte dovrebbe essere solo UHT dove ancora lo si trova in cartone.

Oggi è diventato un miraggio trovare quello senza tappo. Questo porta con sè una serie di problemi: l’utilizzo indiscriminato della tecnologia ci porta ad una pigrizia che parte anche da quella mentale.

Avete visto il film WALL-E?

La tecnologia aveva preso il sopravvento e il controllo sull’uomo trasformandolo in un essere pigro che vagava tutto il giorno sdraiato su una poltrona posta su dei binari che ne garantivano gli spostamenti.

Sì okay ma che c’entra con il latte?

L’assenza del tappo sviluppa le nostre facoltà intellettive, implementando il problem solving per trovare una soluzione consona al cartone del latte che all’interno del frigo una volta aperto dovrà restare in piedi.

Il tappo facilita lo stoccaggio e spegne il cervello.

Oltre ovviamente essere in plastica con tutti i problemi che comporta all’ambiente.

Meglio ancora sarebbe scegliere il latte crudo, ma ancora questo non è capillarmente distribuito nel territorio e quindi risulta non ottimale percorrere 30 km tra andata e ritorno ogni giorno per comprarlo. 

Per il burro ritorno a sponsorizzare quello locale ovviamente, mentre lo yogurt consiglio di farlo, avevo scritto un articolo su come fare lo yogurt e il formaggio fresco (qui il link) che ti consiglio di leggere se non l’hai fatto. 

Altri alimenti da banco frigo sono le paste: sfoglia, frolla e brisé. Di queste, solo la sfoglia è difficile da replicare e accetto l’uso indiscriminato plasticoso dell’involucro, mentre le altre due sono facili e veloci. La pasta brisé si presta bene ad essere fatta nella sua connotazione vegana  perché addirittura più semplice e veloce, serviranno solo:

  • 300gr di farina
  • 150gr di acqua
  • 50gr di olio
  • 5gr di sale

E dopo aver amalgamato bene il tutto si può cuocere con un ripieno di verdure (ad esempio) in padella rivestita di carta forno e con coperchio se non si vuole accendere il forno quando non si hanno più cotture da fare. 

La pasta frolla invece può essere impastata per fare dei biscotti, magari per la colazione, facendo più  di una infornarnata e conservandoli in un barattolo ermetico si avrà la colazione pronta per una settimana. 

Gli ingredienti per la pasta frolla sono:

  • 300gr di farina
  • 200gr di zucchero 
  • 2 uova
  • 150gr di burro ammorbidito 

Amalgamare il tutto fino ag ottenere un impasto liscio. Aggiungere a piacere gocce di cioccolato, cannella, zenzero o ciò che preferite. Tagliare ovviamente della forma preferita e in forno a 180° fino a che non diventano dorati.

Alcuni faranno colazione con il thè, qui la scelta locale qui la vedo ardua.
Possiamo però optare per una soluzione biologica!

Non ho ancora affrontato un tema fondamentale per noi consumatori: i marchi di garanzia.

Essi sono l’unico strumento per una spesa consapevole. PEFC, FSC, ASC, ECOLABEL ecc.. questi sono solo alcuni. 

Nel banco frigo il salmone andrebbe scelto ASC ad esempio. 

Se si vogliono fare pane, pizza e torte in casa nel frigo non può mancare il lievito.

Esso può essere acquistato anche al forno a peso. Ancora qualcuno espleta questo servizio. Per i più coraggiosi invece c’è l’impasto madre. 

Le uova del contadino hanno sicuro una carica in più, ma se non le alleviamo e vogliamo prenderle al supermercato dovremmo optare per quelle biologiche o da galline allevate all’aperto, non tanto per la qualità dell’uovo quanto per il rispetto dell’animale.

Evitare uova da galline allevate in gabbia. 

ecologia domestica prodotti locali

Proseguendo questo ipotetico viaggio nel supermercato arriviamo quindi ai prodotti secchi. 

Carta igienica, carta casa e fazzoletti.

Ho accennato poco fa all’importanza dei marchi.

Un giorno mio figlio mi ha chiesto quale pacco prendere nella scelta tra due marche. Entrambe riportavano la dicitura “riciclata” ed “ecologica” ma solo una delle due aveva il marchio “ECOLABEL”.

Anche se il prezzo era lievemente superiore ho preferito orientarmi verso quest’ultima. 

Per la carta forno sono molto fortunato: quella più economica del mio supermercato è anche compostabile e per fiducia acquisto la stessa marca per i rotoli di alluminio e pellicola (essendo tra l’altro senza PVC).

Ne uso veramente poca e ancora non ho avuto modo di provare i fogli in cotone rivestiti di cera, ma mio sono ripromesso di provarci a breve. 
Resta aggiornato perché potrei farci un altro blog post a riguardo!

Per l’acqua – neanche a dirlo – uso quella “del rubinetto” e visto che mi piace molto quella frizzante, quando ne ho voglia aggiungo idrolitina nella bottiglia. 

Da buon italiani non si ha di certo bisogno di suggerimenti in merito alla pasta, mentre per il sugo io consiglierei di scegliere quello proveniente da pomodori biologici (costa un po’ di più, ma non eccessivamente).

Un altro modo di mangiare la pasta è senz’altro con il pesto (che tra l’altro a me piace anche con la piadina arrotolata e tagliata a fette).

Ricordo ancora con piacere quella volta che ad un campo scout ce lo fecero preparare pestando il basilico. Tornato a casa lo rifeci con lo stesso mortaio in legno che avevo creato al campo e che ancora oggi è presente all’interno del mio cassetto delle posate.

Vi invito a provare anche voi a realizzare il pesto home made edd a condividerci le foto via email a info@boscocheulula.it!

Sua maestà la farina?
Qui è molto complicato.

I grani non sono più quelli di una volta. Il tenore proteico si è quasi azzerato e al suo posto è entrato il glutine.

Nelle farine molto lavorate 00 o anche 0 i benefici del biologico non vengono assimilati dal nostro organismo ma resta una questione di cura e rispetto della terra.

Forse l’unica scelta consapevole sono le farine dai grani antichi, ma il loro prezzo e spoporzionatamente alto, per cui… sceglierli quando possibile (vi assicuro che hanno una digeribilità maggiore e anche un gusto migliore). 

Vino e birre orientarsi verso prodotti locali: certo.

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Saltiamo a piè pari il reparto bibite, patatine e snacks……..!!!

Infine i surgelati.

Sono comodi ma la catena del freddo che li compone è altamente energivora e se possibile sarebbe meglio evitarla.

Siamo così giunti alla cassa – se non ci siamo dimenticati qualcosa – e con questo anche l’articolo, forse il più lungo che abbia mai scritto, è giunto al termine!

Spero che grazie a queste righe riusciate ad avere più chiarezza e consapevolezza per migliorare la vostra ecologia domestica anche nelle scelte al supermercato! 

Queste righe non vogliono essere un dogma o un vangelo ma dei suggerimenti semplici da seguire, un vadevecum per consumatori consapevoli.

Come per ogni cosa è doverosa, prima di salutarci, un’ultima considerazione: se si vuole trasgredire non dobbiamo sentirci in colpa perché comunque viviamo nel XXI secolo.

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A presto.
Francesco

Carnevale!

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Dolciumi, scherzi, maschere e coriandoli…

È carnevale!

Perché in fondo per noi italiani ogni scusa è buona per far festa ed in passato era davvero l’ultima festa prima dei 40 giorni della quaresima. 

Dopo 3 anni di pandemia quest’anno torniamo a festeggiare il carnevale con carri allegorici, musica e feste in piazza.

Anch’io con la famiglia mi sono prestato a festeggiare il carnevale, e  con i figli mi son messo a ballare dietro un carro, a raccogliere caramelle e cioccolatini che lanciavano e anche noi con un pacco di coriandoli da tirarci. 

Finita la festa di carnevale però che è rimasto?

A terra un tappeto di carta fatta a pezzetti, ma non solo purtroppo: involucri di caramelle bombolette e tappi di plastica. 

I coriandoli che ho acquistato ho notato che provengo da riviste sminuzzate.

Diciamo che tra tutti i mali, forse il minore (anche se purtroppo degli alberi sono stati abbattuti per produrre quella carta e l’unica speranza è che fosse proveniente da foreste FSC), grazie alla sua capacità di degradazione in circa 6 settimane.

Stessa cosa non accade con i prodotti in plastica.

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Ma ce n’è davvero bisogno? 

Quest’anno abbiamo deciso all’ultimo di partecipare e quindi la scelta sul male minore è stata obbligata. Mai avrei optato però sulle bombolette.

Se mi fossi premunito per tempo, avrei senz’altro optato per le foglie.

In che modo?

Con una perforatrice!

Quella macchinetta, ogni volta che effettua un buco, crea uno scarto a forma di cerchio.

Se raccogliessimo in autunno le foglie a poi iniziassimo a bucarle, ecco che avremmo tanti coriandoli ecologici

La cosa che però mi ha dato molto fastidio è stato vedere gli involucri delle caramelle a terra.

Comportamenti del genere rientrano nel comune vivere, nel rispetto della “res publica”, dove l’educazione civica sposa l’educazione ambientale.

Dopo aver mangiato una caramella non credo sia difficile mettere in tasca la sua confezione e magari differenziarla una volta tornati a casa. 

Questa è premura di noi genitori, e nostro preciso compito di dare l’esempio di rispetto ai nostri figli. 

Arrivare a riciclare il 100% dei nostri rifiuti è l’obiettivo da raggiungere: ovvero non produrre più l’indifferenzata.

Non produrre più la plastica è invece l’obiettivo a cui tendere.

Perché solo così potremmo definirci, anche quando usciamo di casa per buttare l’immondizia, artigiani per l’ambiente. 

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A presto.
Francesco

Cellulari: che passione!

cellulari

5110.

Non sto scrivendo numeri così, casualmente.

Ai più non dirà nulla questa serie di cifre; ma se ad essi unisco il nome di un brand – per l’esattezza NOKIA – e ti dicessi che si parla di cellulari: le cose potrebbero cambiare. 

Non è vero?

Nokia 5110

Era il 1998 (mia madre me lo avrebbe acquistato l’anno successivo) e gli adolescenti scoprivano il NOKIA 5110: primo tra i cellulari ad avere suonerie personalizzabili, giochi (tra cui il leggendario Snake) e con la cover anteriore intercambiabile!

cellulari

Ad esso farà seguito il Nokia 3310, vero e proprio boom, precursore di meme sulla sua indistruttibilità e fattezza.

A differenza del suo predecessore, di questo potevamo rimuovere sia la parte frontale che quella posteriore, dando il via al business delle cover per cellulari.

Bancarelle in tutto il mondo piene di migliaia di cover per i cellulari Nokia 3310. In alcuni paesi se ne vedono ancora!

Un fenomeno globale ed immenso.

Tutti avevano quel cellulare e tutti avevano almeno 2 cover da inter cambiare a seconda del momento, della situazione o del sentment. 

Lui è stato il primo di un fenomeno che ci riguarda tutti, poiché ogni smartphone oggi ha una custodia o copertura per proteggerlo e magari allungargli la vita.

Ma torniamo indietro: che fine hanno fatto le cover dei cellulari 3310 invendute?

Oggi esse sono diventate rifiuto, tra l’altro di plastica, quando la cultura del riciclo non era ancora entrata nelle nostre vite e la sostenibilità non era ancora sulla bocca di tutti.

Lo stesso destino è riservato anche oggi a tutte quelle cover o quegli accessori che si inseriscono in uno specifico modello di cellulare. Molto spesso in silicone o plastica.

E quindi… La scelta migliore è forse tornare ad utilizzare piccioni viaggiatori al posto dei cellulari?

Ovviamente scherzo!

Anche perché (piccola nota per i più curiosi) il piccione non invia messaggi, ma solo risposte.

Questo perché lui, semplicemente, ritorna a casa.

Il che significa che deve essere obbligatoriamente portato a mano dalla persona a cui poniamo la domanda, per ricevere risposta.

Curioso eh, lo sapevi già?

Torniamo ai nostri amati cellulari però…

Una scelta maggiormente consapevole quando si scelgono nuovi cellulari (o smartphone per essere in linea col periodo) è doverosa.

Un cambio compulsivo, dettato dall’uscita di un nuovo modello, è altamente deleterio per l’ambiente. Specialmente quando la sostituzione del dispositivo non è necessaria!

Così come deleterio è il suo incorretto smaltimento.

Prima di essere buttato, andrebbe portato in assistenza e verificato se non sia possibile ricondizionarlo.

Un’altra possibilità – un po’ più sostenibile – è proprio quella di scegliere un cellulare usato.

Molti rappresentanti li cambiano spesso per lavoro perché regalati dalle case madri e a volte quei telefoni hanno ancora ottime prestazioni.

Spesso hanno anche pochi mesi di vita (il mio ad esempio ha subìto esattamente questa sorte).

Tra le tante storie che ogni giorno ci scorrono davanti sugli schermi dei nostri telefoni però, qualche tempo fa girava sui social la foto di Sadio Manè, giocatore del Liverpool, con lo schermo del telefono rotto.

Mane

Alcuni potrebbero pensare che si fosse rotto quella giornata, invece per Sadio c’è una motivazione economica dietro questa scelta impopolare.

Ovviamente con il suo ingaggio può permetterselo l’acquisto di un nuovo telefono, ma a precisa domanda da parte di un giornalista la sua risposta mi è particolarmente piaciuta!

“Perché dovrei cambiare il telefono? Se volessi potrei comprare 10 Ferrari, 20 Rolex o due aerei privati, ma per fare cosa? Sono sopravvissuto alle guerre, alle carestie, alla fame nera, ho giocato a calcio a piedi nudi, non ho studiato, ma oggi grazie a quello che guadagno dal calcio posso aiutare la mia gente.”

“Non è necessario sfoggiare un bel cellulare di nuova generazione, un rolex d’oro, un auto di lusso, ville di lusso e viaggi in jet privati.

Preferisco che la mia gente riceva un po’ di ciò che la vita mi ha dato.”

Siamo certi che mettere in moto il circuito del “DONO” abbia effetti benefici in ogni direzione, anche se la motivazione con cui nasce era ben altra. 

La consapevolezza nelle scelte di Sadio Manè, ci dovrebbe far riflettere.

Voglio infine lasciarti un compito come genitore, o come zio o cugino: costruisci un telefono per i piccoli della tua famiglia.

Non comprarli finti ed in plastica nelle bancarelle.

Non c’è bisogno che suoni o parli e simuli in ogni sua funzione lo smartphone che ognuno di noi custodisce gelosamente.

Ai bambini interessa imitare (attenzione che potrebbe uscire fuori un’imitazione che non ci piace o che ci fa paura di noi stessi).

I più bravi potrebbero cimentarsi a farlo in legno, altri in cartone (che con tutti i pacchi che riceviamo potrebbe essere un buon esercizio di reciclo), con il pongo o il DAS.

Puoi costruire uno smartphone, un vecchio cellulare a conchiglia o uno dei primi modelli del ‘900 a parete… Insomma chi più ne ha più ne metta, di fantasia!

Questo è quello che hanno i miei figli, è realizzato in cartone e ad onor del vero non l’ho fatto neanche io, ma è stato un regalo durante il lockdown della nostra vicina (grazie Sara!).

Ora però rimbocchiamoci le mani: posta le foto del tuo lavoro su Facebook o Instagram e taggaci nelle stories (ci trovi come @boscocheulula in entrambi i social).

Così potrai dire anche tu di essere artigiano per l’ambiente.

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A presto.
Francesco

Plastica da supermercato (contiene una ricetta!)

plastica monouso

Facciamo un gioco: entra (anche solo con la fantasia) in un qualsiasi supermercato e inizia a contare quanti prodotti confezionati con la plastica ci sono.

Il numero che viene fuori è ovviamente enorme.

Moltiplica quel numero per i supermercati presenti nella vostra città, per quelli nella vostra regione, per quelli in Italia…

Solo allora – forse – riusciremmo ad avere un’idea di quanto la plastica sia presente ed impattante. 

Ma prima come si faceva?

Semplice.

L’industria era minoritaria, l’artigianato la faceva da padrona e non si conservava nulla: ciò che si produceva si consumava

plastica monouso

A tal proposito, ho da poco scoperto la lodevole iniziativa di Ludovica Camozzi e Ylenia Bitetti che nel quartiere Nolo a Milano hanno aperto una pasticceria in cui non hanno l’esposizione del bancone, o perlomeno, esso è molto minimalista. 

«Le vetrine opulente del passato sono uno schiaffo alla sostenibilità, è il momento di compiere scelte responsabili, di combattere al massimo gli sprechi».

Ecco uno dei tanti articoli che ne parla, per approfondire: CLICCA QUI

Ma torniamo al nostro supermercato.

Appena si entra, ad accoglierci, ci sono frutta e verdura.
Per portarle a casa dobbiamo imbustarle e, spesso, pesarle.

Fino al 1 gennaio 2018 questi erano in plastica; dopo una discussa legge fatta dall’allora governo Renzi, in attuazione di una circolare dell’unione europea del 2015, ora sono in materiale biodegradabile

È stata fatta una legge sui sacchetti, ma non sui guanti in plastica con cui prendere i vegetali, che continuano ad essere monouso! 

La cosa che fa arrabbiare è l’esistenza dei sacchetti ad hoc, ma in cotone.

Io stesso li ho comprati anni fa e da allora non sono riuscito ad utilizzarli per motivi igienici, secondo il Ministero della sanità italiano, quando da altre parti in Europa essi sono ammessi.

Sono sacchetti in cotone non sbiancato, lavabili e riutilizzabili in cui un’etichetta rivela il loro peso (in grammi e in once) per poter inserire la tara manualmente nelle apposite macchinette dei supermercati.

In altre parole, se tutti noi potessimo adottare questo comportamento, questo significherebbe una sola cosa: niente più sacchetti usa e getta in plastica.

sacchetti cotone

Se poi prendiamo il buono che la pandemia da Covid-19 ci ha lasciato, ovvero l’aver imparato la corretta igiene delle mani attraverso la sanificazione con i gel (anche questi oggi di facile reperimento), potremmo tranquillamente fare a meno anche dei guanti!

I più attenti diranno che comunque i flaconi dei gel sono in plastica – e avrebbero ragione – ma non si tiene conto della riciclabilità e del fatto che quel gel non debba essere per forza inserito in contenitori in PET.

Esiste infatti un materiale molto antico, riutilizzabile e riciclabile: il vetro

Ricordo quando nel 2008, in Kenya, facevo difficoltà a reperire la birra.

Ogni tanto la signora che lavorava nel chiosco fuori dalla missione dove facevo il volontario me la riusciva a trovare ad una condizione: il vuoto a rendere.

Con lei avevo un accordo: le riportavo le bottiglie in vetro una volta terminate. Semplice.

In giro nei bar, la coca cola andava bevuta al bancone – o tavolino – e la bottiglia riconsegnata all’esercente.

Te lo dico: le prime volte mi sono trovato davvero spiazzato!

Una nazione africana che nel riciclo del vetro era anni avanti. 

Molto spesso bisogna guardare al passato per salvare il futuro: questa è una di quelle azioni da portare avanti.

Del mio stesso parere è il birrificio Peroni che ha ripreso a produrre dal 2019 birra in bottiglie multiuso con vuoto a rendere!

Ad onor del vero, per ora solo nello stabilimento di Bari e solo per la distribuzione in bar, circoli e ristoranti delle provincie di Bari e Taranto, ma si spera che l’esempio possa essere seguito da tutti, specialmente da quei micro birrifici sparsi nel nostro territorio.

Restando sempre in tema di bottiglie di vetro, trovo molto utili quelle dell’olio con tappo meccanico, poiché dopo l’utilizzo dell’olio (spesso anche buono) esse possono essere riutilizzate come contenitori per fluidi.

Il più scontato è l’utilizzo per l’acqua a tavolo, ma può essere utilizzato anche liquori (fatti in casa, che a me piace tanto anche produrre).

Il più famoso tra i liquori e facilmente riproducibili home made è senz’altro il caffè sport Borghetti, ad Ancona è un must!

caffè borghetti

Eccoti quindi una breve ricetta per riproporlo a casa:

1. Prepara mezzo litro di caffè e sciogli al suo interno 300g di zucchero. 

2. Una volta raffreddato unisci 300ml di alcool per alimenti.

3. Lascia riposare qualche giorno al buio.

Passato questo periodo di affinamento ti consiglio di berlo ghiacciato, o con un cubetto di ghiaccio all’interno, a seconda dei tuoi gusti. 

Vista la facilità e la velocità, perché non usarlo come regalo di Natale?

Aspettando le vostre foto di come riuscirà il vostro liquore al caffè, vi lascerei con una frase di Federico Moccia, fondatore di GeoPop

Bisogna passare da un pensiero usa e getta ad un pensiero circolare.

Sempre nell’ottica di essere artigianalmente per l’ambiente!

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A presto.
Francesco

Acquisti di Natale sostenibili! (contiene una ricetta)

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Luminarie, il freddo (si spera), giocattoli in tutti i negozi, profumo di dolci e quel calore che ti entra dentro: il periodo di Natale è senz’altro il mio preferito dell’anno

In questo articolo ti parlerò di Natale e di… Acquisti di Natale sostenibili!

Non troverai una lista della spesa per gli acquisti consapevoli e sostenibili, ma una riflessione sul senso del Natale e di come potrai aggiungere un tocco di personalizzazione alle tue festività…

Ma torniamo per un attimo a questo periodo dell’anno: la magia nell’aria e tutto si colora.

Ogni anno però, quest’aria arriva sempre prima, non è così?!

Ormai i negozi a metà ottobre iniziano a vendere le decorazioni di Natale..!

È chiaro che ogni anno dobbiamo decorare casa secondo la moda del momento – perché sì – anche nella decorazione di casa è arrivata la moda

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Un tempo dalle mie parti si aspettava l’8 dicembre per preparare albero e presepe…

Presepe che, ogni anno, era sempre lo stesso e solo le sapienti mani del papà riuscivano a rinnovare di volta in volta facendolo rimanere sempre lo stesso alla vista.

Così come l’albero, rigorosamente vero abete di montagna, che quando si smontava dopo un mese, era ormai senza aghi.

Ogni anno poi presentava sempre qualche pallina in meno, poiché estremamente fragili: prese in mano da bambini succedeva sempre che qualcuna si rompeva. 

La moda è apparsa con gli alberi sintetici.

Prima verdi,  poi bianchi, poi di nuovo verdi ma con fattezze perfette che, se inseriti in un vaso, si farebbe difficoltà a capire fossero veri o finti.

Infine di nuovo bianco e – lo scorso anno -verde (ma innevato).

Tutto questo mi porta ad una prima riflessione…

Ci stanchiamo presto delle cose e questo ci porta ad un continuo cambio, anche se potremmo riutilizzarle. 

Il mio albero ad esempio è sintetico.

Comprato negli anni ’90 (forse 1994 ), ma ancora in gran forma.

Certo non sembra vero, ma perché gettarlo se ancora assolve al suo scopo?

Oggi probabilmente, se dovessi acquistarne un altro, mi orienterei per uno vero con le radici, posizionandolo il più possibile lontano da termosifoni e magari vicino ad una finestra.

La speranza è che possa essere piantato di nuovo dopo il 7 gennaio e crescere dopo avermi regalato un mese o poco più di calore e profumi (sì: l’albero vero profuma). 

Ogni anno poi, anch’io addobbo casa.

Ho preso l’abitudine di farlo l’ultima domenica di novembre, così il primo dicembre è già tutto pronto per appendere ed inaugurare il calendario dell’Avvento.

Ho però trovato l’abitudine di decorare casa con materiali di recupero.

Ad esempio: per il presepio la capanna l’ho fatta con il legno di una cassetta della frutta recuperata al mercato…

Se ad un barattolo di vetro invece si mette un fiocco attorno ed una candela di quelle larghe all’interno… Si può avere un semplice centrotavola: originale, di effetto e… Sostenibile!

Di cose da fare ce ne sono un’infinità, basta un po’ di creatività e voglia di mettersi in gioco.

Lo sapevi che anche il panettone può essere fatto in casa?

acquisti-di-natale-panettone

Questa è la mia ricetta per un panettone soffice, ma più “panoso” (passami il termine). 

Ingredienti:

• 500g farina 0

• 150g acqua 

• 100g burro

• 100g zucchero bianco

• 2 uova

• 1 tuorlo

• 12g di lievito fresco

• 100g uvetta

(Dei canditi non ne vado matto e non li metto, ma tu puoi in ogni caso inserirli… Ti dirò io quando seguendo la ricetta che ho lasciato scritta qui sotto)

Procedimento:

Fai sciogliere il lievito nell’acqua.

Sbatti in un recipiente le uova e il tuorlo, aggiungendo lo zucchero e il burro.  

Unisci quindi farina e acqua con il lievito al resto degli ingredienti e mescola.

Lascia lievitare l’impasto ALMENO 4 ore.

Unisci l’uvetta, mescola e lascia lievitare altre 4 ore. 

Rimpasta e metti in uno stampo, lasciandolo riposare altre 4 ore.

Questa è un’operazione da ripetere altre 3 volte. Può lievitare per più tempo ovviamente. 

Sarò sincero: io non lo imburro lo stampo, ma uso la carta forno (biodegradabile e compostabile).

Taglia ora la cupola formando una croce e su ogni quarto inserisci un po’ di burro freddo.

Inforna a 160° per 50/60 minuti.

Attenzione alla cottura interna: a volte può essere troppo cotto sopra e crudo all’interno!

In questo caso coprire la parte sopra con dell’alluminio e portare il calore solo nella parte inferiore.

Questa ricetta è molto ambientalista e consapevole.

Al suo interno c’è amore, ci sono prodotti del territorio che potrebbero essere usati quelli a km0, c’è il lavoro manuale e soprattutto c’è il tempo, la pazienza, il saper attendere.

Mi raccomando, vogliamo vedere il tuo risultato percui: posta una foto sui social e taggaci nel caso provassi a replicare questa ricetta… Ci trovi su Instagram e Facebook!

Non ho però ancora parlato della questione più annosa del Natale: i regali. 

Siamo arrivati dunque e finalmente alla parte che tanto aspettavi:
i consigli per gli acquisti di Natale!

A discapito di tutto ti dico: riempi l’albero di regali!

acquisti-di-natale-albero

Per una volta ti esorto a comprare: pensa un po’!?.

Ma non comprare oggetti da quei negozi “tutto ad 1€“, organizzati per tempo e fai regali acquistati dagli enti del terzo settore.

Fai regali solidali o donazioni.

Puoi acquistare davvero di tutto e quel regalo avrà un gusto maggiore.

Oppure puoi donare…

Un anno ricordo che per natale comprammo una capra!!

Proprio così: ai nostri amici e parenti regalammo una capra per il presepio con un bigliettino che spiegava che i soldi che avremmo speso per i loro regali, erano finiti in Africa per acquistare una capra vera ed aiutare la popolazione locale.

Se sei più sensibile al tema della carenza d’acqua e la siccità… Puoi donare ad un ente che si occupa di realizzare pozzi d’acqua potabile e regalare a tutti una bottiglia d’acqua a mo’ di simbolo.

Ti puoi davvero sbizzarrire con le idee, e il successo è assicurato!

Se invece vorrai fare un regalo ai miei figli, ti chiedo di piantare un albero.

Noi di Bosco Che Ulula abbiamo i nostri canali di riforestazione e saremo ben lieti di piantare un nuovo bosco assieme a voi, ma per noi l’importante è che il mondo ritrovi presto i vecchi equilibri.

Se sei juventino, per esempio, puoi rivolgerti a One Tree Planted: loro piantano 200 alberi ogni goal che segna la squadra bianconera…

Non ci offendiamo di certo!

Se hai un terreno o conosci chi ne ha uno, puoi piantarlo tu stesso: aiutando anche il Fondo Forestale Italiano, Rete Clima o chi vuoi tu… l’importante e rinverdiamo il mondo, perché viviamo tutti nello stesso pianeta blu. 

Sempre a comunque artigianalmente per l’ambiente e… BUON NATALE!

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A presto.
Francesco

Imballaggi monouso

imballi monouso

Qualche giorno fa ho partecipato con interesse al convegno “Imballaggi monouso: le iniziative concrete per un presente sostenibile” promosso da ATA Rifiuti con il patrocinio della Regione Marche

Relatori di rilievo provenienti dal mondo politico, scientifico e associativo si sono susseguiti per parlare di uno dei temi che a noi del Bosco che Ulula sta più a cuore: la riduzione del packaging

Ad aprire le danze, il “padrone di casa” prof. Rigoli Francesco, direttore del dipartimento di Scienze della vita e dell’ambiente dell’UNIVPM.

Nel suo intervento si è parlato di come le antropomasse nel giro di pochi decenni abbiano equiparato le biomasse.

Per l’esattezza,  l’insieme degli oggetti creati dall’uomo (strade, plastica, edifici) ha raddoppiato ogni 20 anni nell’ultimo secolo, superando il totale degli elementi naturali nel 2020.

Non a caso l’era in cui stiamo vivendo inizia ad essere definita antropocele.

A seguito l’assessore all’ambiente del comune di Ancona, Michele Polenta, ha raccontato che il comune sta mettendo in campo delle scelte importanti in ambito ambientale.

Si è visto, anche dal Conero Clean Day (evento a cui abbiamo partecipato), come le nostre spiagge siano invase dalle cassette di polistirolo utilizzate per la pesca.

cassette poliestere

Preso atto di ciò, l’intento è quello di sostituirle con quelle riutilizzabili.

Inoltre l’amministrazione locale vorrà porre l’attenzione sulla qualità dell’acqua pubblica e l’inutilità dell’utilizzo delle bottiglie in plastica. 

Dopo il comune ad intervenire e stata la Regione con il direttore Ing. Sbriscia Massimo, che ha ricordato di come sia evoluta la questione rifiuti negli ultimi anni, passando da rifiuti che erano solo organici a una quantità pro capite importante.

Circa 500 kg all’anno, ne parleremo presto in un futuro articolo, stay tuned!

Alla fine l’unica regola per prevenire il rifiuto è quella di non fare rifiuti.

L’ing. Sbriscia ha inoltre sottolineato l’importanza di un passaggio culturale: dopo anni in cui l’economia ci diceva che eravamo in crescita solo se producevamo in gran quantità – e poco importava se per la maggior parte erano oggetti monouso – oggi sappiamo che dobbiamo passare dalla cultura usa e getta ad una economia di tipo circolare (cit. dott. Andrea Moccia, GeoPop).

imballi monouso

La Regione Marche in questo si è già mobilitata redigendo le linee guida per gli Ecoeventi e stipulando i Centri del Riuso, altro tema a noi molto caro vista la nostra intenzione di ampliare il ventaglio di offerte in tema di economia circolare attraverso la rigenerazione di mobili non più in buono stato o passati di moda.

Oggi si può dire che i centri del riuso regionali hanno una valenza di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. 

Matteo Giantomassi di ATA crede come noi che l’unica soluzione sia nel cambio di comportamento e auspica la possibilità di fare Rete.

La prof.ssa Gorbi Stefania, docente di biologia applicata presso l’UNIVPM, nelle sue attività di ricerca sul campo ha potuto vedere con i suoi occhi quante micro plastiche siano presenti nella fauna marina.

Principalmente di origine petrolifera (come il PET o il polietilene), ma anche di bio plastiche.

Questo perché solo in determinate condizioni di temperatura ed umidità controllate queste si tramuteranno in fertilizzante: in acqua la loro vita sarà decisamente più longeva. Non si deterioreranno così facilmente. 

Legambiente nella figura del suo presidente Ciarulli Marco ha esposto i dati in suo possesso dove si evince una percentuale sopra il 70% di rifiuti riciclati: a suo parere un ottimo risultato che ci deve far ambire ad un ampio margine di miglioramento.

Infine l’iniziativa LIBERA LA SPESA:

Questo progetto ha trovato il plauso della camera di commercio delle Marche, Confesercenti, Confcommercio e Coldiretti che assieme al magnifico rettore dell’università hanno firmato un protocollo d’intesa. 

C’è un’unica, grande, nota dolente…

Una nota del Ministero della Sanità del 4 gennaio 2018 (anno di entrata in vigore della legge che stabilisce l’utilizzo di sacchetti in materie organiche per la frutta e verdura non confezionata) sancisce che i sacchetti possono essere portati da casa ma devono obbligatoriamente essere di tipo monouso.

Vi lasciamo un approfondimento al seguente link: https://www.mite.gov.it/comunicati/shopper-ecco-la-circolare-ministeriale-intepretativa

Da parte nostra ci auspichiamo che questa nota possa essere superata il prima possibile.

Inoltre si dovrà superare anche il problema relativo alla tara.

Ogni bilancia dei supermercati è tarata con la tipologia di sacchetto messo a disposizione; un sacchetto di cotone ha un peso maggiore rispetto a quelli biodegradabili monouso.

Io personalmente ho dei sacchetti in cotone per la frutta e la verdura con riportato a lato la tara dello stesso, ma oggi nei supermercati non tutti hanno la possibilità di fare la tara, senza contare che alcuni discount effettuano la pesa in cassa. 

Questo è un esempio di ciò di cui stiamo parlando:

Mentre le Pubbliche Amministrazioni cercano di sbrogliare i nodi di questa matassa burocratica… Noi rimarchiamo il concetto di scegliere, ove possibile, prodotti a ridotto contenuto di imballo.

Il più possibile provenienti dalla propria regione e il meno lavorati possibile: solo così potremmo essere, con le nostre mani, artigiani per l’ambiente. 

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A presto.
Francesco

Una doccia al giorno: belli, puliti e sostenibili!

Una doccia al giorno

Che sia estate o inverno, dopo la palestra o una giornata al mare, prima di una cena con amici: una doccia ce la concediamo, sempre. 

Anche una doccia al giorno!

Oltre che essere benefica a livello psicologico – poiché con essa ci sembra di lavare via pensieri, preoccupazioni e stress – è fondamentale per una corretta igiene personale. 

Ricordiamoci però che stiamo usando un bene di prima necessità, visto che quella con cui ci laviamo è acqua potabile che potremmo tranquillamente bere.

Quindi smettiamo di lavarci?

Assolutamente no, ma usiamo questo strumento in modo corretto: per prima cosa ricordandosi di chiudere l’acqua durante l’insaponamento.

E con cosa insaponarsi?

L’ideale sarebbe scegliere un sapone unico per testa e corpo.
Io attualmente opto per saponi solidi.

Non sono meno inquinanti ma – se il mio professore di igiene lo venisse a sapere certo mi toglierebbe il saluto – hanno una caratteristica importante: sono confezionati senza plastica.

Hanno iniziato a fare capolino tra gli scaffali gli shampoo solidi, praticamente delle saponette per capelli. Assieme a loro, anche i balsami o i 2in1. Un passo in avanti insomma.

sapone solido

Per il corpo invece scelgo una normale saponetta. 

Nel corso dei nostri eventi, la scorsa estate, siamo entrati in contatto con Fabrizio Cardinali della Tribù delle Noci Sonanti.

Lui i saponi non li usa, poiché sostiene che la pelle ha un suo equilibrio e presenta dei grassi che non vanno rimossi.

Se pensate che emani un cattivo odore, vi sbagliate: odora non di profumi ma di sé stesso. 

Scelta simile è fatta da Piero Pelù in cui in un’intervista sosteneva di lavarsi i capelli con il sapone una sola volta all’anno (a Capodanno).

Anche altri amici hanno scelto di lavarsi i capelli lunghi solo con l’acqua, e non usano mai il phon nonostante vivano in luoghi molto freddi.

Finita la doccia inizia il rito delle creme: anticellulite, idratante, rassodante, deodorante, profumo, contorno occhi, ecc.

Sono davvero tutte cose necessarie? È sempre per il fatto che temiamo di invecchiare? 

È da un po’ che ho smesso di acquistare anche il deodorante. Al suo posto uso l’allume di rocca.

È un sale che va bagnato e sfregato nei punti più critici e aiuta a combattere i cattivi odori e regolare la sudorazione. Inoltre è completamente biodegradabile e non lascia traccia sul mondo. 

Oltre a questo se ho voglia di un profumo utilizzo il dopobarba. Rigorosamente made in Italy, in confezione di vetro di una piccola azienda. 

Non tutti accettano però la sensazione di asciutto che provoca l’allume di rocca o comunque vorrebbero profumare senza usare altro.

In questo caso caso si può optare per farsi da soli un deodorante!

Ecco quindi una ricetta facile e veloce:

  • Fate sciogliere a bagnomaria 30 gr di burro di mango o di burro di karité
  • Aggiungete 10 gr di olio di canapa e 6 cucchiaini da caffè di amido di riso e amalgamate bene fino ad ottenere un composto senza grumi. 
  • Aggiungete fino a 6 gocce degli oli essenziali che preferite. 
  • Prendete un contenitore e versate il composto ottenuto, lo lasciate poi raffreddare in frigo per circa 20 minuti ed avrete ottenuto il vostro deodorante. 

E anche questa ricetta servirà ad essere artigiani per l’ambiente.

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A presto.
Francesco

Deforestazione urbana

deforestazione-urbana-copertina-2

Il termine disboscamento (o deforestazione) indica l’eliminazione della vegetazione arborea in un’area boschiva o forestale ( https://it.m.wikipedia.org/wiki/Diboscamento ).

Parlare di deforestazione urbana non è corretto, ma rende bene l’idea del processo che è in atto. 

Vi racconto una storia tutta anconetana:

Bosco Che Ulula Ancona

Era il 1962 e la famiglia Girombelli creò il marchio Genny con sede ad Ancona e nel ’73 la proposta si allargò con il marchio Byblos.

La loro sede – se sei di Ancona – sarà all’angolo tra via Maggini e via Barilatti.

Passano gli anni, la Genny costruisce una nuova sede nella zona industriale della Baraccola su un terreno agricolo di 3 ettari. 

A settembre del 2000 l’amministrazione del marchio Byblos si trasferisce anch’essa nella sede alla Baraccola e dopo pochi anni il vecchio edificio viene abbattuto.

Nel frattempo la Genny viene acquisita dal gruppo Prada.

Per un po’ di tempo la sede produttiva e gli uffici resteranno ad Ancona, ma poi verranno spostati definitivamente a Milano. 

Perché raccontare questa storia? Che cosa c’entra con gli alberi e la deforestazione? 

La struttura alla Baraccola, che occupa 3 ettari di ex terreno agricolo, risulta ormai abbandonata da anni ed è di difficile riqualificazione.

Al momento quindi ci sono 3 ettari in meno di campi coltivati, di boschi o semplicemente di rovi ed erbe spontanee. 

E in via Maggini?

Come dicevamo poco sopra, l’edificio venne abbattuto e da allora la vegetazione è cresciuta in quei 5000mq di terreno.

Diversi alberi, perlopiù conifere, hanno avuto la meglio sul cemento in oltre 15 anni, come puoi ben vedere dalla gallery qui sotto.

Indisturbati hanno anche assolto al loro compito di purificatori.

Questo fino a fine ottobre 2022 quando l’uomo è entrato in azione. 

Stiamo parlando dell’abbattimento di qualche decina di alberi.

Una deforestazione urbana.

Alberi nati e cresciuti spontaneamente, da semi provenienti chissà da dove, accorsi in soccorso di una via alquanto trafficata. 

Sicuro non saranno loro a fare la differenza per la nostra città, ma indubbiamente qualcosa facevano e oggi noi tutti anconetani ne siamo stati privati. 

Spontanei in terreno privato e di certo non ci aspettiamo che qualcuno pianti nuove essenze al loro posto, ma è nostro compito riflettere su ciò che è stato tolto.

Gli alberi apportano molti benefici, taluni sconosciuti ai più. 

Oltre al più ovvio che è quello di fare ombra e di conseguenza mitigare l’effetto calorifero del terreno, l’albero cattura la CO2 per effettuare la sua fotosintesi.

Ma non è tutto.

Secondo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori capitanati dal dott. Ronny Meier della ETH Zürich, nuove foreste fornirebbero nuove precipitazioni.

In altre parole: più alberi piantiamo, più piove. 

deforestazione urbana copertina

Prendendo come esempio la Gran Bretagna: se coprissimo di nuove foreste il 37% della sua superficie in aree che si prestano ad essere riforestate, si avrebbero il 24% di piogge in più durante l’inverno e il 19% in estate. 

Visto l’andamento siccitoso che sta colpendo la nostra Europa, forse sarebbe il caso di pensarci!

Ma se è vero che servono nuove foreste, è altrettanto vero che bisogna tutelare quelle che già ci sono, andando contro i tagli insensati. 

È compito di ognuno di noi contribuire a salvarci, in prima persona chinandosi per piantare o contribuire a chi lo fa al nostro posto.

Evitando la deforestazione urbana.

Noi siamo nati per questo e lo stiamo facendo. Saremmo lieti di tutto l’aiuto che vorrete darci, diventando così anche voi artigiani per l’ambiente.

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A presto.
Francesco

Venerdì nero

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Il venerdì nero, o Black Friday, è l’evento più consumistico dell’anno.

Quanto di più distante ci sia dalla logica ambientalista e i suoi princìpi.

In questo articolo vogliamo parlare di come sia possibile trasformare da nero al verde questo evento: ci riusciremo? Scoprilo in pochi minuti di lettura.

Venerdì Nero, questa è la traduzione del più importante evento consumistico dell’anno.

O per dirla in inglese: BLACK FRIDAY!

Diciamolo però: di solito il termine “nero” viene associato ad eventi non troppo piacevoli.

Il giovedì nero della caduta di Wall Street, la peste nera che ha terrorizzato il Medioevo in Europa o ancora i secoli oscuri venuti dopo l’epoca classica secondo il Petrarca.

Anche in questo caso il venerdì è nero.

black friday 2

Per chi ancora non lo sapesse, il Black Friday, è il giorno successivo al ringraziamento statunitense che da l’inizio ai saldi natalizi e quindi al periodo di acquisti compulsivi in previsione dei regali.

Vi anticipo già che presto ci sarà un articolo con i consigli per gli acquisti di Natale, stay tuned!

Quest’anno il venerdì nero capita Venerdì 25 novembre.

L’origine del nome, seppur incerta, sembri venga attribuita al traffico venutosi a creare nella città di Philadelphia proprio in concomitanza di quel giorno specifico. 

Perché dunque “dal nero al verde”?

Difficile immaginare uno scenario peggiore per l’ambiente: acquisti compulsivi a basso costo, spesso corrispondenti a bassa qualità, di articoli spesso superflui e non necessari alla nostra quotidianità, che in meno di 12 mesi finiranno in discarica.

L’aggravante dell’utilizzo indiscriminato delle automobili per recarsi nei centri commerciali o nelle zone industriali, causando traffico, ingorghi e di conseguenza innalzamento della CO2, delle polveri sottili e delle malattie respiratorie ad esse associate. 

Oggi si aggiungono una serie di eventi (3×2, fuori tutto, sconti fino al 50%, e chi più ne ha più ne metta) che durano tutto il mese di novembre, trasformandolo nel mese nero non solo per i portafogli, ma soprattutto per l’ambiente. 

L’acquisto compulsivo, sia esso perpetrato nel mese di novembre o meno, è sempre un male per l’ambiente.

venerdì-nero

Una scelta più ponderata nei nostri acquisti causerà un beneficio maggiore all’ambiente, alle nostre tasche, alla serenità personale e non da ultimo alla nostra casa.

Sembra che la chiave di tutto possa essere comprare meno e comprare meglio.

  • Comprare meno per far lavorare meno le fabbriche e quindi meno oggetti trasportati;
  • Comprare meno per ritrovare il gusto del fare le cose a mano;
  • Comprare meno per liberare la casa da ninnoli e cianfrusaglie che raccolgono polvere;
  • Comprare oggetti “analogici” per avere anche un risparmio economico.

Novembre però non è solo il mese del Black Friday: il 21 novembre è infatti anche la giornata mondiale dell’albero.

Sarebbe bello se tutti insieme trasformassimo il Black Friday nel Green Friday: i soldi che avremmo destinato agli acquisti, li dirottassimo verso la piantumazione di nuovi alberi per la creazione di nuovi boschi.

Poiché è con la loro creazione che forse potremmo salvare noi e le altre specie viventi di questo pianeta. 

Quindi oggi più che mai dobbiamo essere artigiani per l’ambiente.

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A presto.
Francesco

Un aiuto per Bosco Che Ulula

Con il tuo contributo aiuterai a preservare la nostra Terra: lasceremo il mondo migliore di come lo abbiamo trovato.

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