Il potere dei rifiuti

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Lo sapevate che anche i rifiuti hanno un potere non indifferente?Riprendo ancora una volta il mio “spacciatore di notizie” senza peli sulla lingua Antonello Piroso.

In una sua uscita nel programma radiofonico mattutino in cui è ospite ha parlato di ambiente e termo valorizzatori. 

In questo caso, dati alla mano, ha chiesto “cosa fate con gli oltre 500kg di rifiuti pro capite annui?”.

Da qualche parte dovranno pur essere stoccati… Ed è proprio da qui che deriva il potere dei rifiuti.

In Danimarca si bruciano all’interno dei termovalorizzatori, ma è davvero una scelta ecologica?

La Nazione scandinava ha così bisogno di immondizia che la importa da ogni parte d’Europa.

Non sono neanche sufficienti gli oltre 800kg di rifiuti pro capite prodotti dai suoi abitanti, contro una media europea di 490kg.

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Il trasporto di rifiuti verso la Danimarca avviene con camion che implementano le emissioni di Co2 e il traffico su ruota: i dati dicono di un ingresso di 250/300 veicoli nel paese al giorno!

Ma è dunque questo il potere dei rifiuti?

No. Certo che no.

Il processo di incenerimento comporta emissioni a sua volta, per quanto controllate, esse ci sono e con i grandi numeri sui cui si ragiona esse non possono essere trascurate. 

Infine la perla dei termovalorizzatori: inseriti all’interno della capitale danese sul cui tetto è possibile sciare dai residui che si depositano sopra.

Oggi però un cambiamento sembra all’orizzonte: il governo infatti ha ordinato lo stop all’import di rifiuti e una riduzione del 30% dell’attività dei termovalorizzatori nel paese. 

Quindi la soluzione per dare meno potere ai rifiuti quale potrebbe essere? 

Diminuire – se non ridurre – gli imballi in plastica e non riciclabili è una prima mossa e questo non dipende dai governi ma dalle scelte quotidiane di ognuno di noi.  

Crediamo inoltre nell’economia circolare e abbiamo fatto di essa uno dei nostri pilastri su cui abbiamo basato il nostro operato.

Crediamo che un prodotto debba essere riutilizzato più volte, riparato se necessario e riciclato qualora inutilizzabile. 

Il rifiuto può e deve essere una risorsa.

Bandendo a livello politico la plastica usa e getta (bottiglie, guanti supermercato, vaschette alimenti, imballaggi, ecc) non si avrà la necessità della raccolta porta a porta, lasciando la possibilità di portarla nei centri di conferimento, dopo opportuna educazione e formazione sulla reale necessità di continuare a differenziare la plastica residua.

Tramutare ciò che diventerà bandito in bioplastiche assimilabili con la frazione organica che verrà digerita nei digestori anaerobici dove il risultato del processo sarà compost, da rilasciare nei terreni, e biometano (stoccabile nei reservoir e con cui verrà prodotto idrogeno blu nella prima fase, o reimmessi nei metanodotti per il consumo domestico). 

Attualmente vengono raccolte circa 7.175.000 tonnellate di rifiuti organici domestici (dati 2021). 

SETTE-MILIONI!

Il biodigestore Iren in Liguria tratta 80.000 ton (40.000 di rifiuti organici e 20.000 di sfalci) immettendo 6.000.000 mc di biometano e 10.000 ton di compost.

Di conseguenza si potrebbe arrivare allo stato attuale alla produzione di 8.071.875.000 mc di biometano (tutta la frazione organica domestica prodotta in Italia unita a 3.587.000 ton di sfalci) che corrisponde a circa il 10% dell’attuale fabbisogno annuo.

Esso può essere implementato attraverso la produzione dei giardini verticali e i tetti verdi dove essi siano piatti (ivi assimilabili terrazzi calpestabili). 

Il Superbonus 110% nell’ediliza è stata una manovra che ha aiutato lo spreco energetico: oggi però può essere rivisitato e dirottando quelle somme ad incentivi che favoriscano l’istallazione di pannelli fotovoltaici sopra i tetti.

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Attualmente la superficie di tetti dove possono essere istallati pannelli solari si attesta a circa 752km² per una produzione di 88’651 GWh contro i 350’000 utilizzati nel 2021.

A questo dato però mancano tutte le residenze storiche e centri città in cui non viene calcolato il potere energetico attraverso l’uso di tegole solari che possiamo ipotizzare possa essere aumentato di almeno 450’00 GWh.

Così facendo potremmo arrivare a compensare quasi il 60% di energia necessaria, generandola con fonti rinnovabili.

Se questo dato venisse utilizzato per la produzione di idrogeno, blu in una prima fase per poi trasformarlo in verde, immagazzinando il prodotto in eccesso nei reservoir naturali dove oggi viene stoccato il metano allora il cambiamento verso in mondo ad emissione zero potrà avvenire. 

Bisogna però sempre tenere presente che il primo modo per vivere in armonia con la nostra terra è sempre quello di ridurre i consumi e cambiare il nostro stile di vita. 

In questa veste anche noi del Bosco  che Ulula vogliamo aiutare: abbiamo deciso di promuovere gli spazzolini in bambù a fronte di una donazione di almeno €4.

Li trovare nel nostro sito web all’indirizzo: https://boscocheulula.it/sostienici/

Essi non sono l’esempio perfetto di sostenibilità ma hanno un gran vantaggio: non lasciano traccia del loro passato a discapito di quelli tradizionali. Infatti tolte le setole possono essere smaltiti nella frazione organica domestica degradandosi in pochi anni a discapito degli spazzolini tradizionali che manterranno il loro stato anche tra 900. 

Perché anche lavandoci i denti possiamo essere artigiani per l’ambiente.

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A presto.
Francesco

La casa 2.0

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Altroché casa 2.0: in principio c’erano le grotte!

Perché i primi uomini lì si rifugiavano dal freddo, dalle intemperie e dai pericoli (tipo animali feroci che volevano mangiarli).

Le grotte sono state la nostra casa per centinaia, se non migliaia, di anni!

casa 2.0 grotte

Da quei tempi il concetto di abitazione ha subito una trasformazione di forma, di stile e soprattutto di tecnologia.

Ma anche non volessimo arrivare all’esempio delle grotte, pensiamo a qualcuno di più vicino a noi nel tempo.

I nostri bisnonni non avevano il bagno né tantomeno il riscaldamento, motivo per cui spesso si sceglieva di scaldare una sola stanza tramite il fuoco e dormire tutti insieme.

A tal proposito –  visto il periodo – consiglio di vedere “Natale in casa Cupiello” con Sergio Castellitto: nel film vengono ben rappresentate queste dinamiche di una famiglia degli anni ’30.

Da allora il riscaldamento è entrato letteralmente nelle nostre case attraverso il gas prima e l’elettricità ora.

Sono cambiate le nostre abitudini, le camere che ci ospitano e anche la biancheria da letto.

Dall’avere i baldacchini per mantenere il calore e difendersi dagli insetti, siamo passati a dormire in intimo anche in inverno poiché le nostre case sono calde e confortevoli.

Oggi abbiamo cappotti termici ai palazzi, riscaldamento a pavimento e finestre con il taglio termico e doppi vetri. Tutti confort che a metà degli anni ’90 erano impensabili! 

Ti svelo un segreto: questa trasformazione non finirà oggi. 

La domanda che mi sorge spontanea, riflettendo attorno a questo argomento è questa: in che modo allora riappacificare le nostre case 2.0 con l’ambiente e la sostenibilità? 

In nome della funzionalità, nel corso del tempo, abbiamo forse perso il senso dell’estetica e oggi se parliamo di tecnologia per le fonti rinnovabili pensiamo alle pale eoliche nei crinali delle montagne ed interi campi disseminati a pannelli solari

Pannelli solari
Schiere di pannelli solari che riempiono ettari di terreni

Ma è possibile una tecnologia che rispetti l’ambiente e sia esteticamente accettabile?

Nel passato le centrali idroelettriche venivano costruite in stile liberty, ed ancora oggi sono considerate dei gioielli architettonici, tanto che alcune di esse sono visitate ogni anno da centinaia di turisti (come la Taccani a Trezzo sull’Adda).

Nata e costruita ad inizio ‘900 per alimentare il villaggio operaio, ora la fabbrica del bellissimo sito UNESCO di Crespi d’Adda – tutt’ora in funzione – è uno dei siti più visitati della Lombardia.

Ospita anche un museo virtuale dedicato all’energia rinnovabile studiato per famiglie e bambini di ogni età. Un bellissimo esempio di come dare seconda vita per questi edifici!

Tornare alla ricerca del “bello” è sicuramente un passaggio importante. 

Oggi forse il mercato dei pannelli fotovoltaici non ha preso piede in Italia proprio perché non vogliamo vedere un rettangolo nero sui nostri tetti, specialmente se si tratta di dimore storiche.

In nostro soccorso però stanno venendo molte aziende. 

La più famosa è la Tesla.

Sì, avete letto bene.

La casa automobilistica di Elon Musk produce anche tetti solari

Non è la sola: anche Sorgenia, società italiana fornitrice di energia elettrica, ha le sue tegole fotovoltaiche.

Ecco il link per i più i curiosi: https://www.sorgenia.it/guida-energia/tegole-fotovoltaiche-caratteristiche-e-costi)

Ora però vorrei sapere il tuo orientamento.

Quali sono le motivazioni per cui non provare questa nuova tecnologia?
Qualcuno che le ha già installate come si trova? 

Scriveteci a info@boscocheulula.it

Se tutti i tetti fossero coperti da tegole fotovoltaiche e tutti i capannoni da pannelli solari, avessimo 175 digestori anaerobici come quello in Liguria e iniziassimo la produzione di idrogeno come combustibile per le auto, avremmo raggiunto l’indipendenza energetica e l’azzeramento delle emissioni.

Certo non è un passaggio semplice e non dipende esclusivamente da noi.

È importante però informarsi su alternative possibili ed iniziare modificare le nostre case in case 2.0.

Evitando le plastiche usa e getta o preferire quelle compostabili (anche se meglio comunque evitarle), per divenire artigiani dell’ambiente

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A presto.
Francesco

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