Compleanno plastic free?

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Hai mai pensato di festeggiare un compleanno plastic free?

Sicuramente in vita tua avrai partecipato a cene di compleanno in cui piatti e bicchieri di plastica monouso la facevano da padroni sul tavolo imbandito a festa…

Ma facciamo un passo indietro.

Oggi la plastica viene additata come uno dei mali assoluti.

È anche per questo motivo che nel corso del tempo si è alimentato tutto il chiacchiericcio attorno al concetto di plastic free…

Ma più diciamo che non la vogliamo, più al supermercato gli scaffali ne sono pieni.

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Non è però sempre stata il male, anzi. 

È il 1870, i fratelli Hyatt vogliono sostituire l’avorio, estratto dalle zanne di elefanti uscissi,  con un altro materiale.

Seguendo gli studi di Parkes avvenuti 10 anni prima quando creò la Parkesine (più nota poi come Xylonite), brevettano la celluloide.

In altre parole la plastica nasce per salvare gli elefanti, quindi la sua nascita derivava da motivi ambientalisti! 

Come sempre accade però è come noi uomini scegliamo di usare le nuove invenzioni che cambia il modo di viverle; perché niente nasce sbagliato o per provocare il male.

Barbascura X, in un suo video,  ironicamente parlando della plastica, asseriva che era logico usare un materiale incorruttibile per cannucce usa e getta, così da restare a sempiterna memoria di quella bevanda. 

Per chi ancora non lo sapesse la plastica impiega circa 1000 anni a decomporsi e questo porta a farci riflettere che tutta la plastica prodotta nella storia è ancora presente sul nostro pianeta. 

Di per sé la plastica è un materiale molto utile, che va però usato in maniera intelligente. 

Di conseguenza dovremmo arrivare ad abolirlo completamente ed immediatamente nella declinazione usa e getta, e tra queste si intende anche negli imballi di liquidi o di prodotti alimentari. 

L’esempio più comune per un utilizzo indiscriminato di prodotti plastici usa e getta sono le feste di compleanno. 

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Ma è possibile farne senza plastica? Un intero compleanno plastic free?

Con un po’ di impegno sì!

Grazie al D.Lgs n. 196/2021 che, in attuazione della Direttiva (UE) n. 2019/904 vieta alcuni tipi di plastica monouso: oggi piatti, bicchieri e posate sono divenuti compostabili.

Possiamo facilmente reperirne di questi tipi negli scaffali dei supermercati o dei discount, a differenza di qualche anno fa dove esistevano solo quelle in pura plastica incorruttibile.

Questi oggetti possono essere comodamente gettati nel sacchetto dei rifiuti organici assieme agli avanzi di cibo. 

Se però ciò che vogliamo è essere il più possibile “eco friendly” e “plastic free”… Ecco allora che la scelta sarà per materiali lavabili in lavastoviglie.

A casa ho ad esempio dei piattini da dolce in acciaio. Ciò non significa che li usiamo ad ogni festa che organizziamo al parco, preferendo il più delle volte la comodità, orientandoci verso la scelta delle vettovaglie compostabili. 

Una piccola attenzione: biodegradabile non significa necessariamente compostabile, quindi attenzione in linea generale a preferire questi ultimi per un compleanno plastic free!

Anche le decorazioni hanno la loro importanza.

A me piace lo stile rustico e country, motivo per cui i festoni che abbiamo sono riutilizzabili ed in juta. I palloncini ora si trovano biodegradabili: scegli questi se proprio non si può farne a meno.

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Ma una raccomandazione: evita l’elio per gonfiarli e comunque rimuovi ogni residuo qualora si rompano.

Sono infatti molto pericolosi per la fauna in quanto scambiati per cibo; possono causare occlusione intestinale e morte, anche usando quelli biodegradabili. 

La vera scelta difficile per avere un compleanno plastic free sarà sui cibi e le bevande.

Se i primi possono essere preparati in casa seguendo le dovute norme igienico-sanitarie, per le seconde si possono preferire succhi di frutta, caraffe con l’acqua e barilotti di birra da 5 litri (in genere molto apprezzati dai papà).

La coca cola in vetro ha oggettivamente un costo troppo elevato, e se proprio non vogliamo rinunciarci esistono oggi le lattine in alluminio da 0,5 litri.

L’alluminio è il materiale con il più alto tasso di riciclabilità tra tutti i materiali: di esso può essere rigenerato il 100% e all’infinito.

Ma perché consiglio il barile da 5 litri o le lattine da 0,5?

Perché l’ottica è sempre quella di produrre meno rifiuti possibile: una lattina da 0,5 ha un peso inferiore di 2 da 0,33 e comunque si impiegherà meno energia e meno acqua per la sua produzione (e smaltimento). 

Infine… Anche un compleanno plastic free non si può festeggiare senza torta, quindi: comprala!

Già, hai letto bene.

Non farla a casa, ma supporta le piccole pasticcerie se puoi.

Se proprio vuoi cimentarti con le tue mani, vai nei piccoli forni di quartiere a fatti preparare la base che poi farcirai a tuo piacimento e gusto. 

Con questi accorgimenti farai una grande figura, lascerai i tuoi ospiti a bocca aperta e festeggerai ogni evento in armonia con la nostra povera madre terra…

Anche in questo caso sarai un artigiano per l’ambiente!

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A presto.
Francesco

La casa 2.0

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Altroché casa 2.0: in principio c’erano le grotte!

Perché i primi uomini lì si rifugiavano dal freddo, dalle intemperie e dai pericoli (tipo animali feroci che volevano mangiarli).

Le grotte sono state la nostra casa per centinaia, se non migliaia, di anni!

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Da quei tempi il concetto di abitazione ha subito una trasformazione di forma, di stile e soprattutto di tecnologia.

Ma anche non volessimo arrivare all’esempio delle grotte, pensiamo a qualcuno di più vicino a noi nel tempo.

I nostri bisnonni non avevano il bagno né tantomeno il riscaldamento, motivo per cui spesso si sceglieva di scaldare una sola stanza tramite il fuoco e dormire tutti insieme.

A tal proposito –  visto il periodo – consiglio di vedere “Natale in casa Cupiello” con Sergio Castellitto: nel film vengono ben rappresentate queste dinamiche di una famiglia degli anni ’30.

Da allora il riscaldamento è entrato letteralmente nelle nostre case attraverso il gas prima e l’elettricità ora.

Sono cambiate le nostre abitudini, le camere che ci ospitano e anche la biancheria da letto.

Dall’avere i baldacchini per mantenere il calore e difendersi dagli insetti, siamo passati a dormire in intimo anche in inverno poiché le nostre case sono calde e confortevoli.

Oggi abbiamo cappotti termici ai palazzi, riscaldamento a pavimento e finestre con il taglio termico e doppi vetri. Tutti confort che a metà degli anni ’90 erano impensabili! 

Ti svelo un segreto: questa trasformazione non finirà oggi. 

La domanda che mi sorge spontanea, riflettendo attorno a questo argomento è questa: in che modo allora riappacificare le nostre case 2.0 con l’ambiente e la sostenibilità? 

In nome della funzionalità, nel corso del tempo, abbiamo forse perso il senso dell’estetica e oggi se parliamo di tecnologia per le fonti rinnovabili pensiamo alle pale eoliche nei crinali delle montagne ed interi campi disseminati a pannelli solari

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Schiere di pannelli solari che riempiono ettari di terreni

Ma è possibile una tecnologia che rispetti l’ambiente e sia esteticamente accettabile?

Nel passato le centrali idroelettriche venivano costruite in stile liberty, ed ancora oggi sono considerate dei gioielli architettonici, tanto che alcune di esse sono visitate ogni anno da centinaia di turisti (come la Taccani a Trezzo sull’Adda).

Nata e costruita ad inizio ‘900 per alimentare il villaggio operaio, ora la fabbrica del bellissimo sito UNESCO di Crespi d’Adda – tutt’ora in funzione – è uno dei siti più visitati della Lombardia.

Ospita anche un museo virtuale dedicato all’energia rinnovabile studiato per famiglie e bambini di ogni età. Un bellissimo esempio di come dare seconda vita per questi edifici!

Tornare alla ricerca del “bello” è sicuramente un passaggio importante. 

Oggi forse il mercato dei pannelli fotovoltaici non ha preso piede in Italia proprio perché non vogliamo vedere un rettangolo nero sui nostri tetti, specialmente se si tratta di dimore storiche.

In nostro soccorso però stanno venendo molte aziende. 

La più famosa è la Tesla.

Sì, avete letto bene.

La casa automobilistica di Elon Musk produce anche tetti solari

Non è la sola: anche Sorgenia, società italiana fornitrice di energia elettrica, ha le sue tegole fotovoltaiche.

Ecco il link per i più i curiosi: https://www.sorgenia.it/guida-energia/tegole-fotovoltaiche-caratteristiche-e-costi)

Ora però vorrei sapere il tuo orientamento.

Quali sono le motivazioni per cui non provare questa nuova tecnologia?
Qualcuno che le ha già installate come si trova? 

Scriveteci a info@boscocheulula.it

Se tutti i tetti fossero coperti da tegole fotovoltaiche e tutti i capannoni da pannelli solari, avessimo 175 digestori anaerobici come quello in Liguria e iniziassimo la produzione di idrogeno come combustibile per le auto, avremmo raggiunto l’indipendenza energetica e l’azzeramento delle emissioni.

Certo non è un passaggio semplice e non dipende esclusivamente da noi.

È importante però informarsi su alternative possibili ed iniziare modificare le nostre case in case 2.0.

Evitando le plastiche usa e getta o preferire quelle compostabili (anche se meglio comunque evitarle), per divenire artigiani dell’ambiente

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A presto.
Francesco

Vandalismo non fa rima con ambientalismo

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Di certezze nella vita ne ho poche, ma una di queste è che so esattamente che musica mi piace: il rock. E che mal sopporto i gesti di vandalismo.

La mattina a volte mi sintonizzo su Virgin Radio e ascolto “Rock and talk”, specialmente quando a parlare è il cavaliere nero Antonello Piroso.

L’altro giorno – grazie a lui – sono venuto a conoscenza di quanto accaduto nella città di Torino.

Mercoledì 19 ottobre, nel quartiere Crocetta, i proprietari di una ventina d’auto di grossa cilindrata (Alfa Romeo, Porsche, Jeep, Land Rover, Bmw e Audi) si sono svegliati al mattino ritrovando le gomme a terra, sgonfie.

Oltre il danno, la beffa: un bigliettino lasciato sui parabrezza recitava “Il problema è la tua macchina non tu”.

L’atto è stato rivendicato dal “Collettivo dellǝ SUVversivǝ”, che ha voluto mettere in atto un vero e proprio raid ecologista.

Un gesto di vandalismo che sicuramente avrà avvicinato i possessori di SUV alla loro causa…

Purtroppo non è un caso isolato, di atti di vandalismo nel nome dell’ambientalismo ne stiamo sentendo tanti nell’ultimo periodo.

A Roma, pochi giorni fa, 12 attivisti di “Ultima Generazione” si sono seduti in mezzo al Grande Raccordo Anulare per protestare contro l’inquinamento, causando un ingorgo stradale con conseguente immissione in atmosfera di maggiore CO2 e particelle inquinanti. 

È evidente che così si crea solo astio nei confronti dell’ambientalismo e si ottiene l’effetto paradosso rispetto a quanto desiderato.

Non basta?

Il 14 ottobre a Londra, due “ecologiste” di  Just Stop Oil hanno imbrattato il quadro “I girasoli” di Van Gogh con della zuppa di pomodoro in scatola, prima di incollarsi le mani al muro con della colla. 

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Per fortuna, è improbabile che i famosi Girasoli saranno danneggiati dal gesto, poiché il dipinto è protetto da un pannello di vetro.

In 5 giorni, nel mondo, si è cercato di portare all’attenzione dei media e dei governi il tema ambientale, sbagliando.

Sì, questa volta prendo una posizione CONTRO certe azioni. CONDANNANDOLE.

Sto spendendo parte della mia vita per intraprendere una rivoluzione silenziosa, fatta di gesti quotidiani, di apertura mentale, di inversioni di rotta ponderate. 

Rovinare un quadro (o tentare di..), non porterà a nulla.

Non porterà a nulla sgonfiare le ruote delle auto o aumentare il traffico. 

Proporre al governo di abbattere le tariffe dei mezzi di trasporto pubblico, servirà a qualcosa. Azioni concrete, per il bene comune.

Nonostante il caro carburante, è ancora più conveniente – se si viaggia in più di 2 persone oggi – fare Ancona-Bologna in auto rispetto che in treno.

Ne abbiamo parlato nello scorso articolo di blog: lo hai letto? Lo trovi qui.

Stiamo parlando di circa €88 in treno (prezzi di riferimento Regionale Veloce ottobre 2022) contro €76,42 dell’auto (pedaggio compreso), senza tenere conto del biglietto dell’autobus se si vuol girare a destinazione raggiunta. 

In Germania, dal primo giugno fino a fine agosto si poteva viaggiare ovunque con soli 9€ al mese (treni regionali, tram, autobus) e questo ha comportato una riduzione delle emissioni di 1,8 milioni di  CO2.

Ha anche fatto riscoprire a molti le attività all’aria aperta e i borghi vicino casa.

La strada intrapresa dalla Germania è senza dubbio quella giusta. Ma per fare ciò serve la volontà politica.

Anche qui “vox populi vox dei” e se grido da solo nessuno mi ascolterà, ma se fossimo in tanti qualcuno dovrà farlo.  

È nostro compito operare giornalmente, non con atti di vandalismo, ma con azioni concrete: per il bene comune.

Anche se sembra qualcosa di lontano da noi o che difficilmente possiamo realizzare, dobbiamo batterci tutti insieme. 

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Il cambiamento è nelle nostre mani, rendiamolo reale.

Usiamole come dei sapienti artigiani per modellare un futuro più a misura di Madre Terra. 

Stay connected!

A presto.
Francesco

Il viaggio del Veliero e un invito singolare

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In questo articolo non ripercorriamo solo il viaggio del veliero Amerigo Vespucci, ma affrontiamo anche il tema del viaggio sostenibile e di una esperienza singolare!

L’Amerigo Vespucci, nave scuola della Marina Militare Italiana, è un gioiello indiscusso dei sette mari: definita la più bella nave al mondo per ben due volte dalla flotta militare statunitense

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L’Amerigo Vespucci mentre solca il mare, in tutta la sua bellezza!

Non mi ci sono potuto imbarcare: mio grande cruccio da una vita.

Prima però un po’ di storia:

È stata varata il 22 febbraio 1931: stesso mese di nascita dell’Associazione Bosco Che Ulula, una cosa in comune, nella speranza che sia di buon auspicio!

Il viaggio del Veliero Amerigo Vespucci ha sempre avuto come scopo addestrare i futuri ufficiali della Marina Militare.

Ogni estate questa nave imbarca i giovani allievi che hanno terminato il primo anno dell’accademia di Livorno e salpa per i sette mari, per insegnargli le antiche arti marinaresche.

Se ci pensi, in effetti, è così per molte cose.

Se si impara a fare una cosa difficile, quando si avranno strumenti che facilitano il lavoro, si saprà intervenire egregiamente.

E se quegli strumenti dovessero venir meno per qualsiasi motivo, si saprà sempre lavorare!

Ritorna anche qui il concetto di ritornare alla cultura del fare che ho cercato di trasferirti nel secondo articolo del nostro blog: “Non c’è tempo da perdere“.

Questo metodo non è valido soltanto per la vita in mare e per il viaggio di un veliero.

Nella cultura dell’ambiente si parla di amore per qualcosa fatto con le nostre mani, dove si è riposto fatica, conoscenza e impegno.

Un medico (sì, avete letto bene) mi insegnò che prima di usare un trapano elettrico sarebbe bene imparare ad usare un girabacchino (un antico utensile manuale simile al trapano).

In questi 91 anni l’Amerigo Vespucci ha girato navigando a vela per tutti gli oceani e toccando i porti di tutti e 5 i continenti.

Celebre l’incontro del 1962 con la USS Indipendence in cui gli americani hanno definito la nostra “la nave più bella del mondo” o quello meno famoso del 2022 con la portaerei USS George H.W. Bush in cui la marina statunitense ha ribadito che “dopo 60 anni siete ancora la nave più bella del mondo“.

Il viaggio del veliero Amerigo Vespucci
La fotografia originale dell’incrocio fra le due navi: l’Amerigo Vespucci e la USS Indipendence

Insomma, una nave davvero eccezionale la nostra Amerigo Vespucci, assieme alla meno famosa Palinuro; altra nave scuola per il percorso dei sottufficiali. 

Ma ora, veniamo alla domanda che fin dall’inizio di questo articolo ti starai facendo e perché Bosco Che Ulula ha cuore il viaggio del veliero.

Perché parlare in un blog ambientale dell’Amerigo Vespucci?

Se hai letto con attenzione le righe precedenti, in parte sai già la risposta.

Mi piacerebbe quindi aggiungere anche un altro concetto, che forse potrebbe risultare banale, ma non per questo scontato: essa si muove con il vento. 

Il viaggio del veliero è sostenibile!

Sì certo: sono presenti anche dei motori diesel che le consentono la navigazione per 5’450 miglia (circa 10’000 km).

Ma se usasse solamente quelli i 185 marinai di stanza sull’Amerigo Vespucci sarebbero praticamente disoccupati senza la possibilità di manovrare i 2’635 m² di copertura velica divise in 26 vele.

Pensa che anche gli ordini vengono ancora elegantemente impartiti tramite fischietto, non usando strumenti elettronici che potrebbero facilmente rompersi.

Il fischietto è qualcosa che non ha bisogno di ricarica.

“Scusa Francesco, ma il punto in tutto questo ragionamento qual è?”

Una bella crociera in veliero: può essere una riscoperta non credi!

Calma calma: non prendermi per pazzo, ora ti spiego.

Oggi si può vivere un’esperienza di vita da marinaio anche senza arruolarsi in Marina: esistono compagnie e tour operator che fanno rivivere queste esperienze, dalle più faticose a quelle più rilassanti e coccolate. 

Da notare anche tra i diportisti di come in realtà la vela non sia mai stata abbandonata per il motore a scoppio, cosa invece successa per il cavallo.

Il legame vento e mare è ancora forte. Anche al giorno d’oggi.

Ti invito a tale riscoperta per le prossime vacanze in mare!

Non contando neppure il risparmio economico dovuto allo sfruttamento di un’energia rinnovabile come quella del vento.

Francesco ma a me il mare non piace per niente!” 

Per chi non ama il mare, ma vuole ugualmente sperimentare uno spostamento lento e rispettoso dell’ambiente, consiglio sempre di riscoprire il treno.

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In foto il “trenino verde del Bernina“: che percorre la linea ultracentenaria del Sempione e del Lötschberg.
Un itinerario lento ed economico da Domodossola a Berna!

Il fascino dei vagoni…

La nostra visione del treno oramai è quella di un mezzo lento, in ritardo e sporco.

Ed invece è pura rilassatezza: vuoi mettere la tranquillità di non dover lottare per un parcheggio arrivato a destinazione?

Il viaggio del veliero e il treno sono due esempi di viaggi ecologici, poiché con essi vengono rilasciate meno emissioni di CO2 e particolati nell’aria. 

Andrebbero riscoperti da tutti, me compreso. 

Ad onor del vero e a completezza del discorso bisognerebbe aggiungere la questione economica: se è vero che per un viaggio in solitaria (al massimo di coppia) il treno sia anche il mezzo più economico… Per Famiglie dalle 3 unità in sù ha ancora un costo elevato, se rapportato ad uno spostamento di ugual distanza in auto!

Ma non stiamo considerando il costo che paga la nostra terra, attenzione.

In Germania la scorsa estate è stato proposto un biglietto unico per i mezzi di trasporto pubblici al costo di €9. E probabilmente verrà riconfermato tramite abbonamento mensile!

Ciò ha permesso:

  • Una riduzione del traffico nelle ore di punta;
  • una riduzione del particolato;
  • treni pieni nei weekend per le gite fuori porta.

Chissà se anche da noi ci fosse un’iniziativa simile, quale sarebbe la risposta.

Io credo che per il bene comune potremmo farla una prova.

Chissà che non si riscopra la gioia della lentezza.
Dello stare con altri.
Di lasciare frenesia e stress rilegati all’ufficio.

E perché no, magari una giornata in natura senza smartphone per tutti….

Artigianalmente per l’ambiente!

Stay connected!

A presto.
Francesco

Cheesecake: la prima ricetta del Bosco

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“Dietro ogni grande uomo, c’è sempre una grande donna”.

Partiamo così, con una bella frase mainstream – che ha in se’ una bella verità – per presentare un nuovo format per il blog del Bosco e la prima bontà: sua maestà cheesecake.

Ricette del Bosco!

Un prontuario di bontà culinarie da poter fare in tutta comodità a casa, nel quale vi daremo spunti per poter risparmiare tempo, energia e soldi!

Non troverai una ricetta scritta da seguire per filo e per segno, il web è pieno di blog anche più specialistici del nostro.

L’intento è puramente educativo; raccontarti una serie di ricette e procedure che possono farti risparmiare tempo e denaro, per stimolare la tua curiosità e invogliarti all’impegno davanti ai fornelli… Sfida accettata?

Torniamo a noi: “dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna”.

Nel mio piccolo io “grande uomo” non mi definirei, ma quel che è certo è che al mio fianco una grande donna c’è. 

Pensa che per il suo compleanno non mi ha chiesto borse, scarpe o gioielli; bensì una torta, nello specifico una cheesecake.

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Come potrei non accontentarla preparandole una buonissima cheesecake home made!?

Così ho deciso di esaudire il suo desiderio e mi sono messo all’opera, cercando di fare il più possibile da me!

L’ingrediente principale per creare la cheesecake è sicuramente il formaggio spalmabile.

A questo punto la scelta più ovvia e rapida sarebbe quella di andare al supermercato e comprarlo nel reparto frigo.

Perché invece non rimboccarsi le maniche e farselo da se’?!

Credo fortemente che le cose fatte in casa abbiano un sapore migliore, specialmente se nel realizzarle risparmiamo alla Terra le emissioni non prendendo l’auto per recarci al supermercato e preserviamo l’ecosistema.

E poi… Vuoi mettere la soddisfazione!?

Devi sapere che la base da cui partire per realizzare il formaggio spalmabile è lo yogurt.
Ti starai dunque chiedendo: come hai fatto a reperire questa materia prima!?

Semplice: ho creato anche lo Yogurt!

Mia moglie acquistò vent’anni fa una yogurtiera, sono avvantaggiato.

Mi basta prendere un litro di latte intero (uht e di qualità) – io preferisco quello di montagna ed in effetti la differenza c’è – ed un vasetto di yogurt bianco.
Hanno iniziato a commercializzare anche quelli con i vasetti di carta!

Mischio quindi il latte e lo yogurt, li divido nei vasetti in dotazione con la macchina, spina inserita e il gioco è fatto. 

“Hey Francesco, ma io non ho una yogurtiera: come faccio?!”

Se non hai la yogurtiera c’è sempre un’altra soluzione: ti servono però dei barattoli di vetro.

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Considera che per creare un litro di yogurt avrai bisogno di 1lt di latte intero e 125gr di yogurt che andranno divisi poi in tanti barattoli a seconda delle porzioni che vorrai fare.

Pronto? Iniziamo allora!

Fai bollire il latte per 10 minuti, togliendo la panna che si forma sopra.
Aspetta quindi una mezz’ora ed unisci lo yogurt.

Dividi ora il tutto in vasetti ben sterilizzati: chiudili e lasciali al caldo per 6 ore. Successivamente riponili in frigo.

Passiamo ora alla realizzazione del formaggio spalmabile, il protagonista indiscusso della cheesecake!

Mescola un cucchiaino di sale insieme a 500g di yougurt e riponi il composto su un canovaccio pulito.

Inserisci il canovaccio all’interno di un colino, ma fai attenzione: ti consigliamo di mettere una bacinella sotto in modo da raccogliere il liquido che si formerà.

Riponi il tutto in frigorifero per 24h.

Ultima cosa che possiamo preparare sono i biscotti.

Per farli si avrà bisogno dei seguenti ingredienti:

  • 250 gr di farina 0 di tipo debole;
  • 65 gr di zucchero a velo;
  • 60 gr di burro;
  • 65 gr di latte;
  • 2 gr di lievito per dolci.

Di solito nelle ricette ci si trova “baccello di vaniglia” oppure “sale”: se vuoi puoi inserirli, ma non sono indispensabili per la buona riuscita della cheesecake. 

Consiglio. Lascia il burro fuori dal frigo per almeno un’ora PRIMA di utilizzarlo: sarà più morbido e lavorabile!

Unisci tutti gli ingredienti in una ciotola e mescola fino ad ottenere il solito impasto liscio e senza grumi.

Ora stendi la pasta ottenuta, aiutati con un mattarello.

L’impasto dei biscotti puoi cucinarlo intero senza dividerlo in forme – poiché sarà da sbriciolare successivamente.

Inforna per 15 minuti a 170° per poi abbassare la temperatura ad 80° per altri 30 minuti.

Il profumo di biscotto riempirà la cucina: è il segnale che a breve potrai finalmente gustare il risultato dei tuoi sforzi!

Una volta tirato fuori dal forno e fatto raffreddare, puoi sbriciolare circa 150g del biscottone.

Sciogli quindi 180g di burro in un pentolino ed aggiungilo al biscotto sbriciolato. Mescola il tutto fino ad ottenere un impasto omogeneo.

Imburra e ricopri con la carta da forno uno stampo a cerniera del diametro di circa 24 cm, ricoprendo sia la base che i bordi.

Inserisci quindi il composto di biscotti appena creato nello stampo, livella la base utilizzando la parte concava di un cucchiaio e metti da parte per farlo raffreddare (per velocità puoi lasciarlo in frigo per circa 30 minuti).

La base della nostra cheesecake è pronta!

Ora sei pronto per la parte più gustosa della ricetta: la crema e il topping!

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Per la versione light e salutare puoi anche gustare la tua cheesecake senza un topping particolare sopra: esistono comunque tante versioni in base ai tuoi gusti.

Limone, cioccolato, lamponi, frutti di bosco, caramello o anche frutta fresca!

Basta scegliere il topping che più ti pace ed il gioco è fatto: l’importante è divertirsi mentre la si prepara e riscoprire la bellezza del fare le cose con le proprie mani.

In questo modo potrò dire anche di aver ridotto il mio impatto tra il trasporto, la produzione, gli imballaggi.

Ovviamente è un piccolo seme, quasi impercettibile. Ma ciò che dobbiamo cambiare è il modo di pensare. È dirci che possiamo farlo.

Ora prova anche tu e commenta con la tua cheesecake: dicci cosa sei riuscito a fare in casa!

Diventiamo tutti artigiani per l’ambiente!

Stay connected!

A presto.

Non c’è tempo da perdere

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Non c’è tempo da perdere è una riflessione sul valore del tempo oggi, in relazione allo stile di vita e alle possibili soluzioni da adottare. Per la Terra. Per noi stessi.

Qualche giorno fa è uscito il mio primo articolo per il blog Bosco che Ulula. Lo hai letto?

Si parlava della crisi climatica e dell’ipocrisia dell’uomo comune.

In quell’articolo affermavo che il cambiamento climatico – a differenza del pensiero generale – non è qualcosa per cui incolpare i “potenti” della terra.

Non sono solamente loro a dover fare qualcosa, ma è responsabilità di tutti noi agire per evitare il peggio. Possiamo farlo attraverso le scelte quotidiane, fino a modificare l’andamento dei mercati e ribaltare un risultato che sembra ormai scontato. 

Ti sembra impossibile?
Allora questo secondo articolo è proprio per te.

Inizio allora con un concetto che a me sta molto a cuore e che poi ti spiegherò nel dettaglio:

La vita frenetica che viviamo non ci consente le perdite di tempo.

Quante volte controlli l’orologio durante il giorno?
Quante volte sei di corsa, in lotta contro le scadenze?

È il tempo la radice dei nostri problemi.

Siamo arrivati al punto di dover delegare ad altri le scelte che facciamo, a partire dalla preparazione dei cibi che mangiamo.

O dei vestiti che indossiamo.

O dei saponi che utilizziamo per lavare vestiti e stoviglie.

“Francesco non ti seguo: mi stai dicendo che dovremmo tornare nell’800 a quando si andava al fiume con la cesta dei panni e la lisciva di cenere per lavarli?”

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Beh, sicuramente in quel periodo l’inquinamento era ridotto e l’uomo viveva ancora in armonia con la terra. 

Ma non è questo il punto, sarebbe anacronistico un ragionamento del genere, oltre che fuori luogo in questo momento!

Tornare così indietro nel tempo è impossibile, ma le scelte che oggi facciamo devono essere ponderate, per non lasciare cicatrici sul volto del nostro pianeta.

Foto sopra: Lavandaie al Tevere nei pressi del Molino della Torre di Pretola: Leone Caterini (1886-1913). Lastra fotografica riproduzione digitale su concessione dell’Archivio Moretti Caselli di Perugia.

Se è vero che una persona non fa la differenza, è anche vero che è sempre una persona che inizia a fare la differenza. 

Partendo da questo concetto il mondo non lo si vedrà più come destinato a scomparire sotto le ferite che gli abbiamo inferto. Un lieto fine è possibile.

Un possibile cambiamento, una possibile rinascita. 

Certo, c’è molto da… Fare!

Noi stessi, in primis.

Imparare la cultura del fare.

Anzi, per meglio dire, tornare alla cultura del fare

Perché il tempo di cui parlavo sopra, abbiamo deciso di perderlo ad un costo. Abbiamo dato un prezzo al tempo e quel prezzo è stato pagato dall’ambiente. 

Oggi è nostro dovere riscattare e provare a rimediare a ciò che abbiamo causato.

In che modo?

Non certo facendo un bonifico alla madre Terra.

Partiamo dalle scelte consapevoli che facciamo tra gli scaffali del supermercato.

Abbiamo l’obbligo morale di fare determinate scelte: non scegliendo più il prodotto ECOnomico, ma quello più ECOlogico.

Eventi Ecologia Domestica

A tal proposito, ti invito il 10 novembre 2022 nel locale Zucchero a Velò di Ancona, in una serata dedicata proprio a questo argomento, trovi qui sotto la locandina con tutte le informazioni necessarie a partecipare!

Tornano gli Aperitivi Nel Bosco!

Tema del giorno: Ecologia domestica.

Un’ora di chiacchiere per la Terra attorno a tematiche di risparmio energetico, economia circolare e attenzione all’ambiente: con consigli e tips che potrete mettere in campo voi stessi nella vita di tutti i giorni!

L’evento richiede un contributo di 5€ per sostenere le nostre attività, la consumazione è alla carta.

E solo gradualmente riacquisteremo il tempo perso.

Quel tempo dedicato alla cura della famiglia, della casa, di se stessi, perché la prima cura per noi stessi risiede nel cibo, biologico ecologico e sociale.

Coltivato rispettando l’ambiente, e rispettare l’ambiente significa rispettare le persone, rispettare il proprio organismo e la propria salute. 

Provate a fare anche voi questo semplicissimo test: 

Comprate tre ceppi di insalata: un ceppo dal contadino, un ceppo da agricoltura biologica e uno in un centro della grande distribuzione. 

Diciamo che il primo appassirà in pochi giorni, il secondo in qualche giorno e il terzo forse lo farà in un futuro prossimo. 

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La natura, come noi, è destinata ad appassire. I nostri avi questo lo sapevano, ma oggi cerchiamo invano l’eterna giovinezza anche nei cibi. 

E così, seguendo questo concetto, anche l’insalata deve essere sempreverde.

Perché ho tempo (ancora una volta torna questa parola) di fare la spesa solamente una volta la settimana, e quindi deve durare 7 giorni in una scatola altamente energivora che produce freddo (sì, parlo del frigorifero)

Usando queste parole così forti, non voglio dire di dismettere tutti i frigoriferi e conservare il cibo sotto sale, sarebbe assurdo.

L’intento è di ragionare su cosa essi sono e non dare nulla per scontato; questo può aiutarci a usarli in modo razionale e consapevole (altra parola che amo molto: consapevolezza).

La consapevolezza è ciò che ci porta a fare scelte ponderate.

La scorsa estate durante uno degli eventi che abbiamo organizzato ho parlato degli spazzolini in bambù.

Essi sono per la stragrande maggioranza prodotti in Cina e vengono distribuiti in tutto il mondo attraverso container trasportati in navi e camion altamente inquinanti.

Uno spazzolino classico può essere prodotto in Italia limitando il trasporto!

La vita di entrambi i prodotti è di circa 3 mesi, e poi verranno gettati nell’immondizia.

Mentre il primo in bambù, privato delle setole, verrà differenziato nel bidone dell’organico, il secondo troverà posto nell’indifferenziata.

Tra 20 anni del primo resteranno solamente le setole, mentre il secondo potrebbe essere potenzialmente riusato dai nostri nipoti, tale e quale a come lo avevamo buttato via.

Aprire la mente sul concetto di sostenibilità significa non lasciare, o almeno limitare, segni del nostro passaggio sulla terra.

Questo è ciò che ci viene richiesto. 

Nella speranza che anche i trasporti si adeguino a queste scelte e magari si ritorni a apprezzare ed acquistare i prodotti locali (dal cibo al vestiario, riscoprendo la lana, il lino o perché no la canapa) e a km0.

Al termine di questo secondo articolo il mio augurio è di ritrovarti in queste pagine e nei miei pensieri. O di averti spinto ad una sincera riflessione.

Dal prossimo articolo cercheremo di offrirti consigli quotidiani, anche straordinari, su temi come:

•Trasporti e viaggi;
•Casa e rifiuti;
•Energia;
•Foreste e natura;
•Acquisti consapevoli;
•Cibo e ricette.

Il cambiamento è nelle nostre mani. 

Stay connected!

A presto.

Ipocrisia dell’uomo comune

ipocrisia dell'uomo comune

È da molto che mi chiedono di poter scrivere una serie di articoli sull’educazione ambientale, ed oggi eccomi finalmente qui, a parlare dell’ipocrisia dell’uomo comune!

Il primo articolo del blog Bosco Che Ulula: un appuntamento fisso, uno spazio di condivisione in cui troveranno spazio riflessioni, aneddoti, riflessioni e – perché no – anche laboratori interattivi e tutorial di educazione ambientale.

Partiamo allora da una frase forte:

Parlare di ambiente OGGI… È di moda!

Ogni volta che esce l’argomento però, le responsabilità si spostano su governi, sulle grandi imprese e sull’alta finanza.

È sempre colpa dei poteri forti, non è così?

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È forse questa l’ipocrisia dell’uomo comune: i poveri consumatori che subiscono apparentemente inermi le decisioni altrui.

Quasi impotenti dinnanzi al cambiamento climatico in atto e alle scelte scellerate di chi dovrebbe contrastarlo con ogni mezzo possibile.

A conferma di ciò, voglio riportarti una citazione tratta da un post che in questi giorni sta circolando sui social network:

” Un mondo di pazzi.

Vai elettrico, sistema la tua spazzatura, metti un maglione e riscalda fino a 19°, ottimizza i tuoi chilometri, cammina per il clima… . .

Perché dobbiamo risparmiare per la comunità mentre:

– I giochi olimpici invernali si sono tenuti a Pechino sulla neve artificiale.

– In Francia, le località sciistiche illuminano le piste fino a mezzanotte in modo che gli “alzati tardi” possano sciare di notte.

– Lufthansa effettua 18’000 voli “vuoti” per mantenere le sue slot.

– La maggior parte delle grandi partite di calcio si svolgono di sera sotto i mega riflettori che consumano tutto!

– Gli 8 nuovi e giganteschi stadi di calcio chiamati ad ospitare la Coppa del Mondo in Qatar sono climatizzati (in un deserto! )

– Centinaia di camion girano per portarci frutta e verdura dalla Spagna mentre i prodotti regionali vanno nella spazzatura o investiti dalle ruspe.

– La nave più grande del mondo: Wonder of the Seas trasporterà 7000 passeggeri, 2300 membri dell’equipaggio e girerà il mare.

– Circa 3’500 portacontainer circolano nel mondo e ciascuno consuma 280’000 litri di carburante per 1’000 km.

– I miliardari si offrono viaggi spaziali in condizioni “astronomiche”

– E… Nel frattempo, “PER IL BENE DELL’ECOLOGIA” vieteremo la guida di un’auto diesel o a benzina un po’ vecchia a chi non può permettersi di cambiare auto e che deve usarla per andare a lavorare e consiglieremo di abbassare il riscaldamento di 1°!

Chi vogliamo prendere in giro? “

Maleno Montagnani

Ciò che l’autore scrive è innegabile.

Come innegabili sono le responsabilità.

ipocrisia dell'uomo comune
Ipocrisia dell’uomo comune

Ecco l’ipocrisia dell’uomo comune.

Le responsabilità di cui sopra, non ricadono sui “potenti”, bensì su ognuno di noi…

Con questo articolo non è mia intenzione puntare il dito contro alcuno.

Ciò che vorrei come educatore ambientale, è cercare di far capire a chiunque abbia a cuore le sorti del nostro pianeta, come cercare di essere più sostenibili nella vita di tutti i giorni.

Con azioni singole, concrete.

La consapevolezza sulle tematiche ambientali non è innata, e anch’io ho dovuto IMPARARE e SCEGLIERE.

Scegliere ciò che reputo una condizione migliore per me e l’ambiente. 

Dire che le nostre scelte ambientali sono inutili, quando si costruiscono stadi climatizzati nel deserto, viaggi a vuoto di aerei o navi da crociera grandi quanto un paese è riduttivo.

Siamo noi i consumatori che guarderemo le partite in Qatar, siamo noi che amiamo le crociere e siamo sempre noi che viaggiamo in aereo cercando l’offerta migliore per risparmiare soldi e tempo.

La soluzione non sta nello smettere di vivere, ma approcciarsi a scelte consapevoli.

Possiamo in un certo senso dire che la consapevolezza è il primo passo.

Un passo che noi dell’Associazione Bosco Che Ulula vogliamo fare assieme a te.

Cercheremo ogni mese di affrontare in questo blog un argomento diverso: per darti consigli utili per migliorare la vita straordinaria che ognuno di noi vive.

Per spronarti a cercare risposte concrete ed adattare le soluzioni che proponiamo in base alle tue esigenze ed al tuo stile di vita.

Siamo certi che gli assolutismi non esistono, così come non esiste una sola via per essere in armonia con la nostra bellissima madre terra.

Francesco
Presidente Associazione Bosco Che Ulula

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