Il potere dei rifiuti

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Lo sapevate che anche i rifiuti hanno un potere non indifferente?Riprendo ancora una volta il mio “spacciatore di notizie” senza peli sulla lingua Antonello Piroso.

In una sua uscita nel programma radiofonico mattutino in cui è ospite ha parlato di ambiente e termo valorizzatori. 

In questo caso, dati alla mano, ha chiesto “cosa fate con gli oltre 500kg di rifiuti pro capite annui?”.

Da qualche parte dovranno pur essere stoccati… Ed è proprio da qui che deriva il potere dei rifiuti.

In Danimarca si bruciano all’interno dei termovalorizzatori, ma è davvero una scelta ecologica?

La Nazione scandinava ha così bisogno di immondizia che la importa da ogni parte d’Europa.

Non sono neanche sufficienti gli oltre 800kg di rifiuti pro capite prodotti dai suoi abitanti, contro una media europea di 490kg.

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Il trasporto di rifiuti verso la Danimarca avviene con camion che implementano le emissioni di Co2 e il traffico su ruota: i dati dicono di un ingresso di 250/300 veicoli nel paese al giorno!

Ma è dunque questo il potere dei rifiuti?

No. Certo che no.

Il processo di incenerimento comporta emissioni a sua volta, per quanto controllate, esse ci sono e con i grandi numeri sui cui si ragiona esse non possono essere trascurate. 

Infine la perla dei termovalorizzatori: inseriti all’interno della capitale danese sul cui tetto è possibile sciare dai residui che si depositano sopra.

Oggi però un cambiamento sembra all’orizzonte: il governo infatti ha ordinato lo stop all’import di rifiuti e una riduzione del 30% dell’attività dei termovalorizzatori nel paese. 

Quindi la soluzione per dare meno potere ai rifiuti quale potrebbe essere? 

Diminuire – se non ridurre – gli imballi in plastica e non riciclabili è una prima mossa e questo non dipende dai governi ma dalle scelte quotidiane di ognuno di noi.  

Crediamo inoltre nell’economia circolare e abbiamo fatto di essa uno dei nostri pilastri su cui abbiamo basato il nostro operato.

Crediamo che un prodotto debba essere riutilizzato più volte, riparato se necessario e riciclato qualora inutilizzabile. 

Il rifiuto può e deve essere una risorsa.

Bandendo a livello politico la plastica usa e getta (bottiglie, guanti supermercato, vaschette alimenti, imballaggi, ecc) non si avrà la necessità della raccolta porta a porta, lasciando la possibilità di portarla nei centri di conferimento, dopo opportuna educazione e formazione sulla reale necessità di continuare a differenziare la plastica residua.

Tramutare ciò che diventerà bandito in bioplastiche assimilabili con la frazione organica che verrà digerita nei digestori anaerobici dove il risultato del processo sarà compost, da rilasciare nei terreni, e biometano (stoccabile nei reservoir e con cui verrà prodotto idrogeno blu nella prima fase, o reimmessi nei metanodotti per il consumo domestico). 

Attualmente vengono raccolte circa 7.175.000 tonnellate di rifiuti organici domestici (dati 2021). 

SETTE-MILIONI!

Il biodigestore Iren in Liguria tratta 80.000 ton (40.000 di rifiuti organici e 20.000 di sfalci) immettendo 6.000.000 mc di biometano e 10.000 ton di compost.

Di conseguenza si potrebbe arrivare allo stato attuale alla produzione di 8.071.875.000 mc di biometano (tutta la frazione organica domestica prodotta in Italia unita a 3.587.000 ton di sfalci) che corrisponde a circa il 10% dell’attuale fabbisogno annuo.

Esso può essere implementato attraverso la produzione dei giardini verticali e i tetti verdi dove essi siano piatti (ivi assimilabili terrazzi calpestabili). 

Il Superbonus 110% nell’ediliza è stata una manovra che ha aiutato lo spreco energetico: oggi però può essere rivisitato e dirottando quelle somme ad incentivi che favoriscano l’istallazione di pannelli fotovoltaici sopra i tetti.

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Attualmente la superficie di tetti dove possono essere istallati pannelli solari si attesta a circa 752km² per una produzione di 88’651 GWh contro i 350’000 utilizzati nel 2021.

A questo dato però mancano tutte le residenze storiche e centri città in cui non viene calcolato il potere energetico attraverso l’uso di tegole solari che possiamo ipotizzare possa essere aumentato di almeno 450’00 GWh.

Così facendo potremmo arrivare a compensare quasi il 60% di energia necessaria, generandola con fonti rinnovabili.

Se questo dato venisse utilizzato per la produzione di idrogeno, blu in una prima fase per poi trasformarlo in verde, immagazzinando il prodotto in eccesso nei reservoir naturali dove oggi viene stoccato il metano allora il cambiamento verso in mondo ad emissione zero potrà avvenire. 

Bisogna però sempre tenere presente che il primo modo per vivere in armonia con la nostra terra è sempre quello di ridurre i consumi e cambiare il nostro stile di vita. 

In questa veste anche noi del Bosco  che Ulula vogliamo aiutare: abbiamo deciso di promuovere gli spazzolini in bambù a fronte di una donazione di almeno €4.

Li trovare nel nostro sito web all’indirizzo: https://boscocheulula.it/sostienici/

Essi non sono l’esempio perfetto di sostenibilità ma hanno un gran vantaggio: non lasciano traccia del loro passato a discapito di quelli tradizionali. Infatti tolte le setole possono essere smaltiti nella frazione organica domestica degradandosi in pochi anni a discapito degli spazzolini tradizionali che manterranno il loro stato anche tra 900. 

Perché anche lavandoci i denti possiamo essere artigiani per l’ambiente.

Grazie per aver letto fin qui.

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A presto.
Francesco

Ecologia domestica e spesa: consigli pratici per una spesa sostenibile e consapevole! (contiene una ricetta)

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Oggi voglio fare un gioco con te. 😏 

No tranquillo:  non è l’intro di nessun film horror. Ma oggi torniamo con la mente al supermercato come nell’articolo plastica da supermercato. Sei pronto?

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In queste righe non voglio dare risposte o certezze, ma consapevolezza riguardo ad un tema molto importante: l’ecologia domestica e spesa.

Ma prima: faccio un passo indietro e ti faccio una domanda.

Secondo te – in termini di impatto ambientale – è meglio fare la spesa girando in auto tra vari produttori locali oppure è meglio un solo viaggio, ma al supermercato?

SPOILER: una risposta giusta non c’è.

Ci sono centinaia di variabili in gioco ed ognuno fa le proprie scelte. Basta siano ragionate, consapevoli e non dettate dalla semplice frase “ho fatto sempre così“.

Ora: riprendiamo la via del supermercato e ragioniamo insieme su un ipotetico percorso da fare al suo interno. Prestando sempre attenzione all’economia domestica.

Per prima cosa dobbiamo prendere il carrello: un tempo erano in metallo, oggi in plastica.

Una scelta discutibile, certo, anche se la speranza è che almeno siano in plastica riciclata.

Sicuramente non sarà igienica come il metallo (virus e batteri hanno in media una vita più lunga sulle superfici plastiche) ma anche senza andare a chiamare in causa la medicina li trovo scomodi: spesso si incastrano tra loro, troppo spesso, e non si impilano ordinatamente come quelli metallici.. 

Dopo esser riusciti ad avere un carrello per la spesa, entriamo nel supermercato e subito ci troviamo di fronte al settore della frutta e verdura fresca. Molto spesso è così!

La prima scelta da fare è quella di evitare prodotti esteri.

Non tanto perché solo noi italiani siamo belli e bravi con le coltivazioni, quanto perché per arrivare al supermercato hanno dovuto fare molta strada e quindi prodotto molto inquinamento.

Un giorno mi sono trovato in un discount e dovevo acquistare le cipolle.

C’erano quelle di Tropea ad oltre 3€/kg, una cifra forse giusta, ma eccessiva visto l’utilizzo che dovevo  farne.

Fortunatamente a lato c’erano quelle dorate a 0,88€/kg con provenienza: Nuova Zelanda.

Come è possibile che delle cipolle che vengono dall’altra parte del globo arrivino a costare 3 volte tanto quelle che vengono da 800km?

Inutile dire che sono uscito dal discount senza cipolle quel giorno. 

Altro consiglio che viene spesso elargito per fare la spesa è quello di scegliere la verdura di stagione, questo perché oltre che salvaguardare la biodiversità e la stagionalità non si pensa che ciò può servire anche a risparmiare plastica.

Già, perché le serre dove vengono coltivate frutta e verdura fuori stagione, sono sovente composte esattamente da plastica.

Ma cosa è meglio scegliere quindi: prodotti locali e/o biologici avvolti nel cellophane o prodotti di agricoltura intensiva ma sfusi?

Come detto non esiste una risposta giusta o una sbagliata.

Dipende da te, da cosa senti giusto e dalla tua disponibilità economica.

Possiamo dire che come linea guida dovremmo tendere sempre a prodotti locali, sfusi, senza pesticidi aggressivi per l’ambiente e che seguano la stagionalità. 

Oltrepassando frutta e verdura continuiamo verso il banco gastronomia. Ovviamente nell’ottica di ridurre la plastica sarebbero da evitare salumi e formaggi preconfezionati e scegliere quelli affettati al momento meglio ancora se locali (che tra l’altro il più delle volte costano meno). La nostra regione Marche, ad esempio, è piena di prodotti eccellenti. 

Stesso discorso va fatto per il pesce e per la carne. Qui ad esempio sarebbe meglio optare per “pezzi” interi. Chi ha bambini piccoli avrà la possibilità anche di spiegare che il pollo non nasce a “petto” in vaschette di polistirolo. 

Davanti a questi reparti poi ci sono i frigoriferi. 

Qui si apre il mondo.

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Principi sono il latte, il burro e gli yogurt. Se dovessimo scegliere per prodotti senza plastica il latte dovrebbe essere solo UHT dove ancora lo si trova in cartone.

Oggi è diventato un miraggio trovare quello senza tappo. Questo porta con sè una serie di problemi: l’utilizzo indiscriminato della tecnologia ci porta ad una pigrizia che parte anche da quella mentale.

Avete visto il film WALL-E?

La tecnologia aveva preso il sopravvento e il controllo sull’uomo trasformandolo in un essere pigro che vagava tutto il giorno sdraiato su una poltrona posta su dei binari che ne garantivano gli spostamenti.

Sì okay ma che c’entra con il latte?

L’assenza del tappo sviluppa le nostre facoltà intellettive, implementando il problem solving per trovare una soluzione consona al cartone del latte che all’interno del frigo una volta aperto dovrà restare in piedi.

Il tappo facilita lo stoccaggio e spegne il cervello.

Oltre ovviamente essere in plastica con tutti i problemi che comporta all’ambiente.

Meglio ancora sarebbe scegliere il latte crudo, ma ancora questo non è capillarmente distribuito nel territorio e quindi risulta non ottimale percorrere 30 km tra andata e ritorno ogni giorno per comprarlo. 

Per il burro ritorno a sponsorizzare quello locale ovviamente, mentre lo yogurt consiglio di farlo, avevo scritto un articolo su come fare lo yogurt e il formaggio fresco (qui il link) che ti consiglio di leggere se non l’hai fatto. 

Altri alimenti da banco frigo sono le paste: sfoglia, frolla e brisé. Di queste, solo la sfoglia è difficile da replicare e accetto l’uso indiscriminato plasticoso dell’involucro, mentre le altre due sono facili e veloci. La pasta brisé si presta bene ad essere fatta nella sua connotazione vegana  perché addirittura più semplice e veloce, serviranno solo:

  • 300gr di farina
  • 150gr di acqua
  • 50gr di olio
  • 5gr di sale

E dopo aver amalgamato bene il tutto si può cuocere con un ripieno di verdure (ad esempio) in padella rivestita di carta forno e con coperchio se non si vuole accendere il forno quando non si hanno più cotture da fare. 

La pasta frolla invece può essere impastata per fare dei biscotti, magari per la colazione, facendo più  di una infornarnata e conservandoli in un barattolo ermetico si avrà la colazione pronta per una settimana. 

Gli ingredienti per la pasta frolla sono:

  • 300gr di farina
  • 200gr di zucchero 
  • 2 uova
  • 150gr di burro ammorbidito 

Amalgamare il tutto fino ag ottenere un impasto liscio. Aggiungere a piacere gocce di cioccolato, cannella, zenzero o ciò che preferite. Tagliare ovviamente della forma preferita e in forno a 180° fino a che non diventano dorati.

Alcuni faranno colazione con il thè, qui la scelta locale qui la vedo ardua.
Possiamo però optare per una soluzione biologica!

Non ho ancora affrontato un tema fondamentale per noi consumatori: i marchi di garanzia.

Essi sono l’unico strumento per una spesa consapevole. PEFC, FSC, ASC, ECOLABEL ecc.. questi sono solo alcuni. 

Nel banco frigo il salmone andrebbe scelto ASC ad esempio. 

Se si vogliono fare pane, pizza e torte in casa nel frigo non può mancare il lievito.

Esso può essere acquistato anche al forno a peso. Ancora qualcuno espleta questo servizio. Per i più coraggiosi invece c’è l’impasto madre. 

Le uova del contadino hanno sicuro una carica in più, ma se non le alleviamo e vogliamo prenderle al supermercato dovremmo optare per quelle biologiche o da galline allevate all’aperto, non tanto per la qualità dell’uovo quanto per il rispetto dell’animale.

Evitare uova da galline allevate in gabbia. 

ecologia domestica prodotti locali

Proseguendo questo ipotetico viaggio nel supermercato arriviamo quindi ai prodotti secchi. 

Carta igienica, carta casa e fazzoletti.

Ho accennato poco fa all’importanza dei marchi.

Un giorno mio figlio mi ha chiesto quale pacco prendere nella scelta tra due marche. Entrambe riportavano la dicitura “riciclata” ed “ecologica” ma solo una delle due aveva il marchio “ECOLABEL”.

Anche se il prezzo era lievemente superiore ho preferito orientarmi verso quest’ultima. 

Per la carta forno sono molto fortunato: quella più economica del mio supermercato è anche compostabile e per fiducia acquisto la stessa marca per i rotoli di alluminio e pellicola (essendo tra l’altro senza PVC).

Ne uso veramente poca e ancora non ho avuto modo di provare i fogli in cotone rivestiti di cera, ma mio sono ripromesso di provarci a breve. 
Resta aggiornato perché potrei farci un altro blog post a riguardo!

Per l’acqua – neanche a dirlo – uso quella “del rubinetto” e visto che mi piace molto quella frizzante, quando ne ho voglia aggiungo idrolitina nella bottiglia. 

Da buon italiani non si ha di certo bisogno di suggerimenti in merito alla pasta, mentre per il sugo io consiglierei di scegliere quello proveniente da pomodori biologici (costa un po’ di più, ma non eccessivamente).

Un altro modo di mangiare la pasta è senz’altro con il pesto (che tra l’altro a me piace anche con la piadina arrotolata e tagliata a fette).

Ricordo ancora con piacere quella volta che ad un campo scout ce lo fecero preparare pestando il basilico. Tornato a casa lo rifeci con lo stesso mortaio in legno che avevo creato al campo e che ancora oggi è presente all’interno del mio cassetto delle posate.

Vi invito a provare anche voi a realizzare il pesto home made edd a condividerci le foto via email a info@boscocheulula.it!

Sua maestà la farina?
Qui è molto complicato.

I grani non sono più quelli di una volta. Il tenore proteico si è quasi azzerato e al suo posto è entrato il glutine.

Nelle farine molto lavorate 00 o anche 0 i benefici del biologico non vengono assimilati dal nostro organismo ma resta una questione di cura e rispetto della terra.

Forse l’unica scelta consapevole sono le farine dai grani antichi, ma il loro prezzo e spoporzionatamente alto, per cui… sceglierli quando possibile (vi assicuro che hanno una digeribilità maggiore e anche un gusto migliore). 

Vino e birre orientarsi verso prodotti locali: certo.

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Saltiamo a piè pari il reparto bibite, patatine e snacks……..!!!

Infine i surgelati.

Sono comodi ma la catena del freddo che li compone è altamente energivora e se possibile sarebbe meglio evitarla.

Siamo così giunti alla cassa – se non ci siamo dimenticati qualcosa – e con questo anche l’articolo, forse il più lungo che abbia mai scritto, è giunto al termine!

Spero che grazie a queste righe riusciate ad avere più chiarezza e consapevolezza per migliorare la vostra ecologia domestica anche nelle scelte al supermercato! 

Queste righe non vogliono essere un dogma o un vangelo ma dei suggerimenti semplici da seguire, un vadevecum per consumatori consapevoli.

Come per ogni cosa è doverosa, prima di salutarci, un’ultima considerazione: se si vuole trasgredire non dobbiamo sentirci in colpa perché comunque viviamo nel XXI secolo.

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A presto.
Francesco

Ecologia sabbatica

ecologia sabbatica

Il problema ecologico, almeno quello su larga scala, è una questione che ha catturato la nostra attenzione solo in tempi piuttosto recenti, e questo è ancora più vero se parliamo della dottrina cattolica.

Il percorso verso l’enciclica Laudato Si di Papa Francesco, che pone il tema al centro del discorso, passa per le encicliche di Giovanni Paolo II (a cui dobbiamo il concetto di ”ecologia integrale”) e trova la sua origine magisteriale probabilmente nella lettera apostolica Octogesima adveniens di Paolo VI.

Prima di allora quello del rapporto tra uomo e natura difficilmente veniva visto come un problema, e se ne parlava semmai per dimostrare l’eccezionalità dell’uomo nel mondo naturale e la sua supremazia, al punto che diversi autori ecologisti vollero rintracciare nell’immagine biblica dell’uomo la radice dello sfruttamento sconsiderato delle risorse naturali che si è fatto man mano più grave con il procedere delle età moderna e contemporanea.

ecologia sabbatica

Ma cosa ci dice davvero la Bibbia a riguardo?

Conosciamo un po’ tutti il punto di partenza: nella Genesi si racconta che Dio creò l’uomo e la donna e li benedisse.

Dio li benedisse e Dio disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra e soggiogatela,
dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente che striscia sulla terra»

Gen 1,28


Nel sesto giorno, insomma, l’uomo è posto nel mondo come apice della creazione e gli viene assegnato un potere regale (cfr Dan 2,38) su tutti gli esseri viventi: stando così le cose sembrerebbe proprio che l’uomo possa effettivamente fare ciò che vuole con quello che trova nel mondo, che sia tutto suo per diritto.

Sarebbe tuttavia una lettura molto parziale e superficiale, e non solo perché due capitoli dopo si consumerà quel peccato originale che condurrà alla maledizione del suolo a causa dell’uomo (Gen 3, 17) che rende la terra arida e ostile nei confronti di quello che non sembra più avere le prerogative del re ma si aggira per il mondo come uno schiavo, di cui la nudità è il segno per eccellenza (Gen 3, 7, 18-19): anche senza tirare in ballo il mutamento della relazione tra uomo, Dio e mondo dovuto alla Caduta, è molto importante notare che il sesto giorno non è davvero il culmine della Creazione: manca ancora il più importante, il settimo.

Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto.

Gen 2,2


È molto importante accorgersi che per la tradizione dei sacerdoti di Israele, a cui fanno capo il primo capitolo della Genesi (lo stesso che descrive l’uomo come dominatore della terra), il Levitico e le profezie di Ezechiele, il Sabato ha la preminenza su ogni altra cosa e sull’uomo stesso.

Anche se Gesù dovrà rimettere al suo posto ”la regola” del Sabato (Mc 2,27), questo dato è in realtà importantissimo e rappresenta la condizione necessaria perché l’uomo possa accampare diritti su qualsiasi cosa, e l’intera storia d’Israele gravita attorno a questo.

Per capirne il perché però dobbiamo rileggere un testo trascurato e bistrattato: proprio il libro del Levitico e, al suo interno, il Codice di Santità, che va dal capitolo 17 al 26.

Questo testo, che prende il nome dall’espressione ripetuta «Siate santi, perché io sono santo», è un codice di leggi che abbraccia tutte le dimensioni della vita del popolo d’Israele, e in quanto tale risulta infine una vera e propria legislazione ecologica in quel senso ampio che adottò Giovanni Paolo II parlando di ecologia integrale.

Ora non ci interessa approfondire i singoli ambiti, e ci limiteremo ad enumerarli: si inizia con la purezza liturgico-cultuale (Lv 17) per poi passare a quella morale-familiare (Lv 18) e alla giustizia sociale e ambientale (Lv 19).

C’è dunque un moto discendente che va da Dio alla terra, ma è a questo punto che il Sabato acquisisce tutta la sua centralità: perché Israele possa stabilirsi nella Terra Promessa ed essere fecondo, non basta che si curi di evitare ciò che lo sporca, ma dovrà fare attenzione soprattutto e prima di ogni altra cosa a far regnare il Sabato sulla sua terra.

Nel capitolo 23 e soprattutto nel 25 appare chiaramente come il Sabato e i giubilei (degli anni appunto ”sabbatici”, in cui al popolo è richiesto di fermarsi per restituire le terre comprate a chi si era impoverito a chi le aveva in principio, cancellare i debiti e far riposare la terra) siano il mezzo con cui Israele risale questa scala per arrivare fino a Dio rendendo giustizia a tutte le creature: non solo i fratelli del popolo, ma anche la terra, gli animali domestici, gli alberi da frutto, gli schiavi e gli stranieri, e questa giustizia corrisponde al riposo del Sabato.

Non si tratta di una semplice regoletta, o di una scansione del tempo, questa giustizia del Sabato per il Levitico contiene il significato di tutta la storia d’Israele.

Levitico

Quando infatti questo si troverà in esilio, lontano dalla sua terra, ricorderà le maledizioni poste a conclusione di questo libro:

Ma se non mi darete ascolto e se non metterete in pratica tutti questi comandi (…) manderò contro di voi il terrore, la consunzione e la febbre, che vi faranno languire gli occhi e vi consumeranno la vita. Seminerete invano le vostre sementi: le mangeranno i vostri nemici. (…) Le vostre energie si consumeranno invano, poiché la vostra terra non darà prodotti e gli alberi della campagna non daranno frutti. (…) Manderò contro di voi la spada, vindice della mia alleanza; voi vi raccoglierete nelle vostre città, ma io manderò in mezzo a voi la peste e sarete dati in mano al nemico. Quando io avrò tolto il sostegno del pane, dieci donne faranno cuocere il vostro pane in uno stesso forno e il pane che esse porteranno sarà razionato: mangerete, ma non vi sazierete. (…) Devasterò io stesso la terra, e i vostri nemici, che vi prenderanno dimora, ne saranno stupefatti. Quanto a voi, vi disperderò fra le nazioni e sguainerò la spada dietro di voi; la vostra terra sarà desolata e le vostre città saranno deserte. Allora la terra godrà i suoi sabati per tutto il tempo della desolazione, mentre voi resterete nella terra dei vostri nemici; allora la terra si riposerà e si compenserà dei suoi sabati. Finché rimarrà desolata, avrà il riposo che non le fu concesso da voi con i sabati, quando l’abitavate.

LV 26,14;16;20;25-26;32-35


Vedete come la pena stessa del tradimento dell’alleanza rispecchia lo stesso ordine ecologico enunciato nei capitoli precedenti: il mancato riposo si sconta prima a livello personale, con la malattia fisica, poi rovina il lavoro, i rapporti interpersonali, i rapporti con i vicini, finché la terra che non ha potuto riposare per l’avidità dei suoi abitanti è costretta a vomitarli via (Lv 18,28).

Così il soggiorno degli israeliti a Babilonia sembra servire ad insegnar loro come persino il popolo eletto non abbia il diritto di fare ciò che vuole con la terra che gli è stata data, ma possa abitarla ed essere fecondo soltanto rispettando i suoi sabati, soltanto permettendole di riposarsi come anche lui ha bisogno di riposarsi, e come anche Dio si riposa per contemplare la sua Creazione che è cosa molto buona.

Comprendiamo dunque in che senso l’uomo possa essere re del creato e dominare tutte le creature: può esserlo se si sottomette alla legge del Sabato, ovvero se si fa custode dell’armonia voluta da un Dio che nell’ultimo giorno ha deciso di riposarsi per mostrarci che il senso della Creazione è la sua bellezza e non la sua utilità.

Fra Michele Silvi

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A presto.

Cellulari: che passione!

cellulari

5110.

Non sto scrivendo numeri così, casualmente.

Ai più non dirà nulla questa serie di cifre; ma se ad essi unisco il nome di un brand – per l’esattezza NOKIA – e ti dicessi che si parla di cellulari: le cose potrebbero cambiare. 

Non è vero?

Nokia 5110

Era il 1998 (mia madre me lo avrebbe acquistato l’anno successivo) e gli adolescenti scoprivano il NOKIA 5110: primo tra i cellulari ad avere suonerie personalizzabili, giochi (tra cui il leggendario Snake) e con la cover anteriore intercambiabile!

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Ad esso farà seguito il Nokia 3310, vero e proprio boom, precursore di meme sulla sua indistruttibilità e fattezza.

A differenza del suo predecessore, di questo potevamo rimuovere sia la parte frontale che quella posteriore, dando il via al business delle cover per cellulari.

Bancarelle in tutto il mondo piene di migliaia di cover per i cellulari Nokia 3310. In alcuni paesi se ne vedono ancora!

Un fenomeno globale ed immenso.

Tutti avevano quel cellulare e tutti avevano almeno 2 cover da inter cambiare a seconda del momento, della situazione o del sentment. 

Lui è stato il primo di un fenomeno che ci riguarda tutti, poiché ogni smartphone oggi ha una custodia o copertura per proteggerlo e magari allungargli la vita.

Ma torniamo indietro: che fine hanno fatto le cover dei cellulari 3310 invendute?

Oggi esse sono diventate rifiuto, tra l’altro di plastica, quando la cultura del riciclo non era ancora entrata nelle nostre vite e la sostenibilità non era ancora sulla bocca di tutti.

Lo stesso destino è riservato anche oggi a tutte quelle cover o quegli accessori che si inseriscono in uno specifico modello di cellulare. Molto spesso in silicone o plastica.

E quindi… La scelta migliore è forse tornare ad utilizzare piccioni viaggiatori al posto dei cellulari?

Ovviamente scherzo!

Anche perché (piccola nota per i più curiosi) il piccione non invia messaggi, ma solo risposte.

Questo perché lui, semplicemente, ritorna a casa.

Il che significa che deve essere obbligatoriamente portato a mano dalla persona a cui poniamo la domanda, per ricevere risposta.

Curioso eh, lo sapevi già?

Torniamo ai nostri amati cellulari però…

Una scelta maggiormente consapevole quando si scelgono nuovi cellulari (o smartphone per essere in linea col periodo) è doverosa.

Un cambio compulsivo, dettato dall’uscita di un nuovo modello, è altamente deleterio per l’ambiente. Specialmente quando la sostituzione del dispositivo non è necessaria!

Così come deleterio è il suo incorretto smaltimento.

Prima di essere buttato, andrebbe portato in assistenza e verificato se non sia possibile ricondizionarlo.

Un’altra possibilità – un po’ più sostenibile – è proprio quella di scegliere un cellulare usato.

Molti rappresentanti li cambiano spesso per lavoro perché regalati dalle case madri e a volte quei telefoni hanno ancora ottime prestazioni.

Spesso hanno anche pochi mesi di vita (il mio ad esempio ha subìto esattamente questa sorte).

Tra le tante storie che ogni giorno ci scorrono davanti sugli schermi dei nostri telefoni però, qualche tempo fa girava sui social la foto di Sadio Manè, giocatore del Liverpool, con lo schermo del telefono rotto.

Mane

Alcuni potrebbero pensare che si fosse rotto quella giornata, invece per Sadio c’è una motivazione economica dietro questa scelta impopolare.

Ovviamente con il suo ingaggio può permetterselo l’acquisto di un nuovo telefono, ma a precisa domanda da parte di un giornalista la sua risposta mi è particolarmente piaciuta!

“Perché dovrei cambiare il telefono? Se volessi potrei comprare 10 Ferrari, 20 Rolex o due aerei privati, ma per fare cosa? Sono sopravvissuto alle guerre, alle carestie, alla fame nera, ho giocato a calcio a piedi nudi, non ho studiato, ma oggi grazie a quello che guadagno dal calcio posso aiutare la mia gente.”

“Non è necessario sfoggiare un bel cellulare di nuova generazione, un rolex d’oro, un auto di lusso, ville di lusso e viaggi in jet privati.

Preferisco che la mia gente riceva un po’ di ciò che la vita mi ha dato.”

Siamo certi che mettere in moto il circuito del “DONO” abbia effetti benefici in ogni direzione, anche se la motivazione con cui nasce era ben altra. 

La consapevolezza nelle scelte di Sadio Manè, ci dovrebbe far riflettere.

Voglio infine lasciarti un compito come genitore, o come zio o cugino: costruisci un telefono per i piccoli della tua famiglia.

Non comprarli finti ed in plastica nelle bancarelle.

Non c’è bisogno che suoni o parli e simuli in ogni sua funzione lo smartphone che ognuno di noi custodisce gelosamente.

Ai bambini interessa imitare (attenzione che potrebbe uscire fuori un’imitazione che non ci piace o che ci fa paura di noi stessi).

I più bravi potrebbero cimentarsi a farlo in legno, altri in cartone (che con tutti i pacchi che riceviamo potrebbe essere un buon esercizio di reciclo), con il pongo o il DAS.

Puoi costruire uno smartphone, un vecchio cellulare a conchiglia o uno dei primi modelli del ‘900 a parete… Insomma chi più ne ha più ne metta, di fantasia!

Questo è quello che hanno i miei figli, è realizzato in cartone e ad onor del vero non l’ho fatto neanche io, ma è stato un regalo durante il lockdown della nostra vicina (grazie Sara!).

Ora però rimbocchiamoci le mani: posta le foto del tuo lavoro su Facebook o Instagram e taggaci nelle stories (ci trovi come @boscocheulula in entrambi i social).

Così potrai dire anche tu di essere artigiano per l’ambiente.

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A presto.
Francesco

Acquisti di Natale sostenibili! (contiene una ricetta)

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Luminarie, il freddo (si spera), giocattoli in tutti i negozi, profumo di dolci e quel calore che ti entra dentro: il periodo di Natale è senz’altro il mio preferito dell’anno

In questo articolo ti parlerò di Natale e di… Acquisti di Natale sostenibili!

Non troverai una lista della spesa per gli acquisti consapevoli e sostenibili, ma una riflessione sul senso del Natale e di come potrai aggiungere un tocco di personalizzazione alle tue festività…

Ma torniamo per un attimo a questo periodo dell’anno: la magia nell’aria e tutto si colora.

Ogni anno però, quest’aria arriva sempre prima, non è così?!

Ormai i negozi a metà ottobre iniziano a vendere le decorazioni di Natale..!

È chiaro che ogni anno dobbiamo decorare casa secondo la moda del momento – perché sì – anche nella decorazione di casa è arrivata la moda

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Un tempo dalle mie parti si aspettava l’8 dicembre per preparare albero e presepe…

Presepe che, ogni anno, era sempre lo stesso e solo le sapienti mani del papà riuscivano a rinnovare di volta in volta facendolo rimanere sempre lo stesso alla vista.

Così come l’albero, rigorosamente vero abete di montagna, che quando si smontava dopo un mese, era ormai senza aghi.

Ogni anno poi presentava sempre qualche pallina in meno, poiché estremamente fragili: prese in mano da bambini succedeva sempre che qualcuna si rompeva. 

La moda è apparsa con gli alberi sintetici.

Prima verdi,  poi bianchi, poi di nuovo verdi ma con fattezze perfette che, se inseriti in un vaso, si farebbe difficoltà a capire fossero veri o finti.

Infine di nuovo bianco e – lo scorso anno -verde (ma innevato).

Tutto questo mi porta ad una prima riflessione…

Ci stanchiamo presto delle cose e questo ci porta ad un continuo cambio, anche se potremmo riutilizzarle. 

Il mio albero ad esempio è sintetico.

Comprato negli anni ’90 (forse 1994 ), ma ancora in gran forma.

Certo non sembra vero, ma perché gettarlo se ancora assolve al suo scopo?

Oggi probabilmente, se dovessi acquistarne un altro, mi orienterei per uno vero con le radici, posizionandolo il più possibile lontano da termosifoni e magari vicino ad una finestra.

La speranza è che possa essere piantato di nuovo dopo il 7 gennaio e crescere dopo avermi regalato un mese o poco più di calore e profumi (sì: l’albero vero profuma). 

Ogni anno poi, anch’io addobbo casa.

Ho preso l’abitudine di farlo l’ultima domenica di novembre, così il primo dicembre è già tutto pronto per appendere ed inaugurare il calendario dell’Avvento.

Ho però trovato l’abitudine di decorare casa con materiali di recupero.

Ad esempio: per il presepio la capanna l’ho fatta con il legno di una cassetta della frutta recuperata al mercato…

Se ad un barattolo di vetro invece si mette un fiocco attorno ed una candela di quelle larghe all’interno… Si può avere un semplice centrotavola: originale, di effetto e… Sostenibile!

Di cose da fare ce ne sono un’infinità, basta un po’ di creatività e voglia di mettersi in gioco.

Lo sapevi che anche il panettone può essere fatto in casa?

acquisti-di-natale-panettone

Questa è la mia ricetta per un panettone soffice, ma più “panoso” (passami il termine). 

Ingredienti:

• 500g farina 0

• 150g acqua 

• 100g burro

• 100g zucchero bianco

• 2 uova

• 1 tuorlo

• 12g di lievito fresco

• 100g uvetta

(Dei canditi non ne vado matto e non li metto, ma tu puoi in ogni caso inserirli… Ti dirò io quando seguendo la ricetta che ho lasciato scritta qui sotto)

Procedimento:

Fai sciogliere il lievito nell’acqua.

Sbatti in un recipiente le uova e il tuorlo, aggiungendo lo zucchero e il burro.  

Unisci quindi farina e acqua con il lievito al resto degli ingredienti e mescola.

Lascia lievitare l’impasto ALMENO 4 ore.

Unisci l’uvetta, mescola e lascia lievitare altre 4 ore. 

Rimpasta e metti in uno stampo, lasciandolo riposare altre 4 ore.

Questa è un’operazione da ripetere altre 3 volte. Può lievitare per più tempo ovviamente. 

Sarò sincero: io non lo imburro lo stampo, ma uso la carta forno (biodegradabile e compostabile).

Taglia ora la cupola formando una croce e su ogni quarto inserisci un po’ di burro freddo.

Inforna a 160° per 50/60 minuti.

Attenzione alla cottura interna: a volte può essere troppo cotto sopra e crudo all’interno!

In questo caso coprire la parte sopra con dell’alluminio e portare il calore solo nella parte inferiore.

Questa ricetta è molto ambientalista e consapevole.

Al suo interno c’è amore, ci sono prodotti del territorio che potrebbero essere usati quelli a km0, c’è il lavoro manuale e soprattutto c’è il tempo, la pazienza, il saper attendere.

Mi raccomando, vogliamo vedere il tuo risultato percui: posta una foto sui social e taggaci nel caso provassi a replicare questa ricetta… Ci trovi su Instagram e Facebook!

Non ho però ancora parlato della questione più annosa del Natale: i regali. 

Siamo arrivati dunque e finalmente alla parte che tanto aspettavi:
i consigli per gli acquisti di Natale!

A discapito di tutto ti dico: riempi l’albero di regali!

acquisti-di-natale-albero

Per una volta ti esorto a comprare: pensa un po’!?.

Ma non comprare oggetti da quei negozi “tutto ad 1€“, organizzati per tempo e fai regali acquistati dagli enti del terzo settore.

Fai regali solidali o donazioni.

Puoi acquistare davvero di tutto e quel regalo avrà un gusto maggiore.

Oppure puoi donare…

Un anno ricordo che per natale comprammo una capra!!

Proprio così: ai nostri amici e parenti regalammo una capra per il presepio con un bigliettino che spiegava che i soldi che avremmo speso per i loro regali, erano finiti in Africa per acquistare una capra vera ed aiutare la popolazione locale.

Se sei più sensibile al tema della carenza d’acqua e la siccità… Puoi donare ad un ente che si occupa di realizzare pozzi d’acqua potabile e regalare a tutti una bottiglia d’acqua a mo’ di simbolo.

Ti puoi davvero sbizzarrire con le idee, e il successo è assicurato!

Se invece vorrai fare un regalo ai miei figli, ti chiedo di piantare un albero.

Noi di Bosco Che Ulula abbiamo i nostri canali di riforestazione e saremo ben lieti di piantare un nuovo bosco assieme a voi, ma per noi l’importante è che il mondo ritrovi presto i vecchi equilibri.

Se sei juventino, per esempio, puoi rivolgerti a One Tree Planted: loro piantano 200 alberi ogni goal che segna la squadra bianconera…

Non ci offendiamo di certo!

Se hai un terreno o conosci chi ne ha uno, puoi piantarlo tu stesso: aiutando anche il Fondo Forestale Italiano, Rete Clima o chi vuoi tu… l’importante e rinverdiamo il mondo, perché viviamo tutti nello stesso pianeta blu. 

Sempre a comunque artigianalmente per l’ambiente e… BUON NATALE!

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A presto.
Francesco

Una doccia al giorno: belli, puliti e sostenibili!

Una doccia al giorno

Che sia estate o inverno, dopo la palestra o una giornata al mare, prima di una cena con amici: una doccia ce la concediamo, sempre. 

Anche una doccia al giorno!

Oltre che essere benefica a livello psicologico – poiché con essa ci sembra di lavare via pensieri, preoccupazioni e stress – è fondamentale per una corretta igiene personale. 

Ricordiamoci però che stiamo usando un bene di prima necessità, visto che quella con cui ci laviamo è acqua potabile che potremmo tranquillamente bere.

Quindi smettiamo di lavarci?

Assolutamente no, ma usiamo questo strumento in modo corretto: per prima cosa ricordandosi di chiudere l’acqua durante l’insaponamento.

E con cosa insaponarsi?

L’ideale sarebbe scegliere un sapone unico per testa e corpo.
Io attualmente opto per saponi solidi.

Non sono meno inquinanti ma – se il mio professore di igiene lo venisse a sapere certo mi toglierebbe il saluto – hanno una caratteristica importante: sono confezionati senza plastica.

Hanno iniziato a fare capolino tra gli scaffali gli shampoo solidi, praticamente delle saponette per capelli. Assieme a loro, anche i balsami o i 2in1. Un passo in avanti insomma.

sapone solido

Per il corpo invece scelgo una normale saponetta. 

Nel corso dei nostri eventi, la scorsa estate, siamo entrati in contatto con Fabrizio Cardinali della Tribù delle Noci Sonanti.

Lui i saponi non li usa, poiché sostiene che la pelle ha un suo equilibrio e presenta dei grassi che non vanno rimossi.

Se pensate che emani un cattivo odore, vi sbagliate: odora non di profumi ma di sé stesso. 

Scelta simile è fatta da Piero Pelù in cui in un’intervista sosteneva di lavarsi i capelli con il sapone una sola volta all’anno (a Capodanno).

Anche altri amici hanno scelto di lavarsi i capelli lunghi solo con l’acqua, e non usano mai il phon nonostante vivano in luoghi molto freddi.

Finita la doccia inizia il rito delle creme: anticellulite, idratante, rassodante, deodorante, profumo, contorno occhi, ecc.

Sono davvero tutte cose necessarie? È sempre per il fatto che temiamo di invecchiare? 

È da un po’ che ho smesso di acquistare anche il deodorante. Al suo posto uso l’allume di rocca.

È un sale che va bagnato e sfregato nei punti più critici e aiuta a combattere i cattivi odori e regolare la sudorazione. Inoltre è completamente biodegradabile e non lascia traccia sul mondo. 

Oltre a questo se ho voglia di un profumo utilizzo il dopobarba. Rigorosamente made in Italy, in confezione di vetro di una piccola azienda. 

Non tutti accettano però la sensazione di asciutto che provoca l’allume di rocca o comunque vorrebbero profumare senza usare altro.

In questo caso caso si può optare per farsi da soli un deodorante!

Ecco quindi una ricetta facile e veloce:

  • Fate sciogliere a bagnomaria 30 gr di burro di mango o di burro di karité
  • Aggiungete 10 gr di olio di canapa e 6 cucchiaini da caffè di amido di riso e amalgamate bene fino ad ottenere un composto senza grumi. 
  • Aggiungete fino a 6 gocce degli oli essenziali che preferite. 
  • Prendete un contenitore e versate il composto ottenuto, lo lasciate poi raffreddare in frigo per circa 20 minuti ed avrete ottenuto il vostro deodorante. 

E anche questa ricetta servirà ad essere artigiani per l’ambiente.

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A presto.
Francesco

Deforestazione urbana

deforestazione-urbana-copertina-2

Il termine disboscamento (o deforestazione) indica l’eliminazione della vegetazione arborea in un’area boschiva o forestale ( https://it.m.wikipedia.org/wiki/Diboscamento ).

Parlare di deforestazione urbana non è corretto, ma rende bene l’idea del processo che è in atto. 

Vi racconto una storia tutta anconetana:

Bosco Che Ulula Ancona

Era il 1962 e la famiglia Girombelli creò il marchio Genny con sede ad Ancona e nel ’73 la proposta si allargò con il marchio Byblos.

La loro sede – se sei di Ancona – sarà all’angolo tra via Maggini e via Barilatti.

Passano gli anni, la Genny costruisce una nuova sede nella zona industriale della Baraccola su un terreno agricolo di 3 ettari. 

A settembre del 2000 l’amministrazione del marchio Byblos si trasferisce anch’essa nella sede alla Baraccola e dopo pochi anni il vecchio edificio viene abbattuto.

Nel frattempo la Genny viene acquisita dal gruppo Prada.

Per un po’ di tempo la sede produttiva e gli uffici resteranno ad Ancona, ma poi verranno spostati definitivamente a Milano. 

Perché raccontare questa storia? Che cosa c’entra con gli alberi e la deforestazione? 

La struttura alla Baraccola, che occupa 3 ettari di ex terreno agricolo, risulta ormai abbandonata da anni ed è di difficile riqualificazione.

Al momento quindi ci sono 3 ettari in meno di campi coltivati, di boschi o semplicemente di rovi ed erbe spontanee. 

E in via Maggini?

Come dicevamo poco sopra, l’edificio venne abbattuto e da allora la vegetazione è cresciuta in quei 5000mq di terreno.

Diversi alberi, perlopiù conifere, hanno avuto la meglio sul cemento in oltre 15 anni, come puoi ben vedere dalla gallery qui sotto.

Indisturbati hanno anche assolto al loro compito di purificatori.

Questo fino a fine ottobre 2022 quando l’uomo è entrato in azione. 

Stiamo parlando dell’abbattimento di qualche decina di alberi.

Una deforestazione urbana.

Alberi nati e cresciuti spontaneamente, da semi provenienti chissà da dove, accorsi in soccorso di una via alquanto trafficata. 

Sicuro non saranno loro a fare la differenza per la nostra città, ma indubbiamente qualcosa facevano e oggi noi tutti anconetani ne siamo stati privati. 

Spontanei in terreno privato e di certo non ci aspettiamo che qualcuno pianti nuove essenze al loro posto, ma è nostro compito riflettere su ciò che è stato tolto.

Gli alberi apportano molti benefici, taluni sconosciuti ai più. 

Oltre al più ovvio che è quello di fare ombra e di conseguenza mitigare l’effetto calorifero del terreno, l’albero cattura la CO2 per effettuare la sua fotosintesi.

Ma non è tutto.

Secondo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori capitanati dal dott. Ronny Meier della ETH Zürich, nuove foreste fornirebbero nuove precipitazioni.

In altre parole: più alberi piantiamo, più piove. 

deforestazione urbana copertina

Prendendo come esempio la Gran Bretagna: se coprissimo di nuove foreste il 37% della sua superficie in aree che si prestano ad essere riforestate, si avrebbero il 24% di piogge in più durante l’inverno e il 19% in estate. 

Visto l’andamento siccitoso che sta colpendo la nostra Europa, forse sarebbe il caso di pensarci!

Ma se è vero che servono nuove foreste, è altrettanto vero che bisogna tutelare quelle che già ci sono, andando contro i tagli insensati. 

È compito di ognuno di noi contribuire a salvarci, in prima persona chinandosi per piantare o contribuire a chi lo fa al nostro posto.

Evitando la deforestazione urbana.

Noi siamo nati per questo e lo stiamo facendo. Saremmo lieti di tutto l’aiuto che vorrete darci, diventando così anche voi artigiani per l’ambiente.

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A presto.
Francesco

Venerdì nero

venerdì-nero

Il venerdì nero, o Black Friday, è l’evento più consumistico dell’anno.

Quanto di più distante ci sia dalla logica ambientalista e i suoi princìpi.

In questo articolo vogliamo parlare di come sia possibile trasformare da nero al verde questo evento: ci riusciremo? Scoprilo in pochi minuti di lettura.

Venerdì Nero, questa è la traduzione del più importante evento consumistico dell’anno.

O per dirla in inglese: BLACK FRIDAY!

Diciamolo però: di solito il termine “nero” viene associato ad eventi non troppo piacevoli.

Il giovedì nero della caduta di Wall Street, la peste nera che ha terrorizzato il Medioevo in Europa o ancora i secoli oscuri venuti dopo l’epoca classica secondo il Petrarca.

Anche in questo caso il venerdì è nero.

black friday 2

Per chi ancora non lo sapesse, il Black Friday, è il giorno successivo al ringraziamento statunitense che da l’inizio ai saldi natalizi e quindi al periodo di acquisti compulsivi in previsione dei regali.

Vi anticipo già che presto ci sarà un articolo con i consigli per gli acquisti di Natale, stay tuned!

Quest’anno il venerdì nero capita Venerdì 25 novembre.

L’origine del nome, seppur incerta, sembri venga attribuita al traffico venutosi a creare nella città di Philadelphia proprio in concomitanza di quel giorno specifico. 

Perché dunque “dal nero al verde”?

Difficile immaginare uno scenario peggiore per l’ambiente: acquisti compulsivi a basso costo, spesso corrispondenti a bassa qualità, di articoli spesso superflui e non necessari alla nostra quotidianità, che in meno di 12 mesi finiranno in discarica.

L’aggravante dell’utilizzo indiscriminato delle automobili per recarsi nei centri commerciali o nelle zone industriali, causando traffico, ingorghi e di conseguenza innalzamento della CO2, delle polveri sottili e delle malattie respiratorie ad esse associate. 

Oggi si aggiungono una serie di eventi (3×2, fuori tutto, sconti fino al 50%, e chi più ne ha più ne metta) che durano tutto il mese di novembre, trasformandolo nel mese nero non solo per i portafogli, ma soprattutto per l’ambiente. 

L’acquisto compulsivo, sia esso perpetrato nel mese di novembre o meno, è sempre un male per l’ambiente.

venerdì-nero

Una scelta più ponderata nei nostri acquisti causerà un beneficio maggiore all’ambiente, alle nostre tasche, alla serenità personale e non da ultimo alla nostra casa.

Sembra che la chiave di tutto possa essere comprare meno e comprare meglio.

  • Comprare meno per far lavorare meno le fabbriche e quindi meno oggetti trasportati;
  • Comprare meno per ritrovare il gusto del fare le cose a mano;
  • Comprare meno per liberare la casa da ninnoli e cianfrusaglie che raccolgono polvere;
  • Comprare oggetti “analogici” per avere anche un risparmio economico.

Novembre però non è solo il mese del Black Friday: il 21 novembre è infatti anche la giornata mondiale dell’albero.

Sarebbe bello se tutti insieme trasformassimo il Black Friday nel Green Friday: i soldi che avremmo destinato agli acquisti, li dirottassimo verso la piantumazione di nuovi alberi per la creazione di nuovi boschi.

Poiché è con la loro creazione che forse potremmo salvare noi e le altre specie viventi di questo pianeta. 

Quindi oggi più che mai dobbiamo essere artigiani per l’ambiente.

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A presto.
Francesco

La casa 2.0

casa-2.0

Altroché casa 2.0: in principio c’erano le grotte!

Perché i primi uomini lì si rifugiavano dal freddo, dalle intemperie e dai pericoli (tipo animali feroci che volevano mangiarli).

Le grotte sono state la nostra casa per centinaia, se non migliaia, di anni!

casa 2.0 grotte

Da quei tempi il concetto di abitazione ha subito una trasformazione di forma, di stile e soprattutto di tecnologia.

Ma anche non volessimo arrivare all’esempio delle grotte, pensiamo a qualcuno di più vicino a noi nel tempo.

I nostri bisnonni non avevano il bagno né tantomeno il riscaldamento, motivo per cui spesso si sceglieva di scaldare una sola stanza tramite il fuoco e dormire tutti insieme.

A tal proposito –  visto il periodo – consiglio di vedere “Natale in casa Cupiello” con Sergio Castellitto: nel film vengono ben rappresentate queste dinamiche di una famiglia degli anni ’30.

Da allora il riscaldamento è entrato letteralmente nelle nostre case attraverso il gas prima e l’elettricità ora.

Sono cambiate le nostre abitudini, le camere che ci ospitano e anche la biancheria da letto.

Dall’avere i baldacchini per mantenere il calore e difendersi dagli insetti, siamo passati a dormire in intimo anche in inverno poiché le nostre case sono calde e confortevoli.

Oggi abbiamo cappotti termici ai palazzi, riscaldamento a pavimento e finestre con il taglio termico e doppi vetri. Tutti confort che a metà degli anni ’90 erano impensabili! 

Ti svelo un segreto: questa trasformazione non finirà oggi. 

La domanda che mi sorge spontanea, riflettendo attorno a questo argomento è questa: in che modo allora riappacificare le nostre case 2.0 con l’ambiente e la sostenibilità? 

In nome della funzionalità, nel corso del tempo, abbiamo forse perso il senso dell’estetica e oggi se parliamo di tecnologia per le fonti rinnovabili pensiamo alle pale eoliche nei crinali delle montagne ed interi campi disseminati a pannelli solari

Pannelli solari
Schiere di pannelli solari che riempiono ettari di terreni

Ma è possibile una tecnologia che rispetti l’ambiente e sia esteticamente accettabile?

Nel passato le centrali idroelettriche venivano costruite in stile liberty, ed ancora oggi sono considerate dei gioielli architettonici, tanto che alcune di esse sono visitate ogni anno da centinaia di turisti (come la Taccani a Trezzo sull’Adda).

Nata e costruita ad inizio ‘900 per alimentare il villaggio operaio, ora la fabbrica del bellissimo sito UNESCO di Crespi d’Adda – tutt’ora in funzione – è uno dei siti più visitati della Lombardia.

Ospita anche un museo virtuale dedicato all’energia rinnovabile studiato per famiglie e bambini di ogni età. Un bellissimo esempio di come dare seconda vita per questi edifici!

Tornare alla ricerca del “bello” è sicuramente un passaggio importante. 

Oggi forse il mercato dei pannelli fotovoltaici non ha preso piede in Italia proprio perché non vogliamo vedere un rettangolo nero sui nostri tetti, specialmente se si tratta di dimore storiche.

In nostro soccorso però stanno venendo molte aziende. 

La più famosa è la Tesla.

Sì, avete letto bene.

La casa automobilistica di Elon Musk produce anche tetti solari

Non è la sola: anche Sorgenia, società italiana fornitrice di energia elettrica, ha le sue tegole fotovoltaiche.

Ecco il link per i più i curiosi: https://www.sorgenia.it/guida-energia/tegole-fotovoltaiche-caratteristiche-e-costi)

Ora però vorrei sapere il tuo orientamento.

Quali sono le motivazioni per cui non provare questa nuova tecnologia?
Qualcuno che le ha già installate come si trova? 

Scriveteci a info@boscocheulula.it

Se tutti i tetti fossero coperti da tegole fotovoltaiche e tutti i capannoni da pannelli solari, avessimo 175 digestori anaerobici come quello in Liguria e iniziassimo la produzione di idrogeno come combustibile per le auto, avremmo raggiunto l’indipendenza energetica e l’azzeramento delle emissioni.

Certo non è un passaggio semplice e non dipende esclusivamente da noi.

È importante però informarsi su alternative possibili ed iniziare modificare le nostre case in case 2.0.

Evitando le plastiche usa e getta o preferire quelle compostabili (anche se meglio comunque evitarle), per divenire artigiani dell’ambiente

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A presto.
Francesco

Vandalismo non fa rima con ambientalismo

vandalismo

Di certezze nella vita ne ho poche, ma una di queste è che so esattamente che musica mi piace: il rock. E che mal sopporto i gesti di vandalismo.

La mattina a volte mi sintonizzo su Virgin Radio e ascolto “Rock and talk”, specialmente quando a parlare è il cavaliere nero Antonello Piroso.

L’altro giorno – grazie a lui – sono venuto a conoscenza di quanto accaduto nella città di Torino.

Mercoledì 19 ottobre, nel quartiere Crocetta, i proprietari di una ventina d’auto di grossa cilindrata (Alfa Romeo, Porsche, Jeep, Land Rover, Bmw e Audi) si sono svegliati al mattino ritrovando le gomme a terra, sgonfie.

Oltre il danno, la beffa: un bigliettino lasciato sui parabrezza recitava “Il problema è la tua macchina non tu”.

L’atto è stato rivendicato dal “Collettivo dellǝ SUVversivǝ”, che ha voluto mettere in atto un vero e proprio raid ecologista.

Un gesto di vandalismo che sicuramente avrà avvicinato i possessori di SUV alla loro causa…

Purtroppo non è un caso isolato, di atti di vandalismo nel nome dell’ambientalismo ne stiamo sentendo tanti nell’ultimo periodo.

A Roma, pochi giorni fa, 12 attivisti di “Ultima Generazione” si sono seduti in mezzo al Grande Raccordo Anulare per protestare contro l’inquinamento, causando un ingorgo stradale con conseguente immissione in atmosfera di maggiore CO2 e particelle inquinanti. 

È evidente che così si crea solo astio nei confronti dell’ambientalismo e si ottiene l’effetto paradosso rispetto a quanto desiderato.

Non basta?

Il 14 ottobre a Londra, due “ecologiste” di  Just Stop Oil hanno imbrattato il quadro “I girasoli” di Van Gogh con della zuppa di pomodoro in scatola, prima di incollarsi le mani al muro con della colla. 

just stop oil

Per fortuna, è improbabile che i famosi Girasoli saranno danneggiati dal gesto, poiché il dipinto è protetto da un pannello di vetro.

In 5 giorni, nel mondo, si è cercato di portare all’attenzione dei media e dei governi il tema ambientale, sbagliando.

Sì, questa volta prendo una posizione CONTRO certe azioni. CONDANNANDOLE.

Sto spendendo parte della mia vita per intraprendere una rivoluzione silenziosa, fatta di gesti quotidiani, di apertura mentale, di inversioni di rotta ponderate. 

Rovinare un quadro (o tentare di..), non porterà a nulla.

Non porterà a nulla sgonfiare le ruote delle auto o aumentare il traffico. 

Proporre al governo di abbattere le tariffe dei mezzi di trasporto pubblico, servirà a qualcosa. Azioni concrete, per il bene comune.

Nonostante il caro carburante, è ancora più conveniente – se si viaggia in più di 2 persone oggi – fare Ancona-Bologna in auto rispetto che in treno.

Ne abbiamo parlato nello scorso articolo di blog: lo hai letto? Lo trovi qui.

Stiamo parlando di circa €88 in treno (prezzi di riferimento Regionale Veloce ottobre 2022) contro €76,42 dell’auto (pedaggio compreso), senza tenere conto del biglietto dell’autobus se si vuol girare a destinazione raggiunta. 

In Germania, dal primo giugno fino a fine agosto si poteva viaggiare ovunque con soli 9€ al mese (treni regionali, tram, autobus) e questo ha comportato una riduzione delle emissioni di 1,8 milioni di  CO2.

Ha anche fatto riscoprire a molti le attività all’aria aperta e i borghi vicino casa.

La strada intrapresa dalla Germania è senza dubbio quella giusta. Ma per fare ciò serve la volontà politica.

Anche qui “vox populi vox dei” e se grido da solo nessuno mi ascolterà, ma se fossimo in tanti qualcuno dovrà farlo.  

È nostro compito operare giornalmente, non con atti di vandalismo, ma con azioni concrete: per il bene comune.

Anche se sembra qualcosa di lontano da noi o che difficilmente possiamo realizzare, dobbiamo batterci tutti insieme. 

vandalismo

Il cambiamento è nelle nostre mani, rendiamolo reale.

Usiamole come dei sapienti artigiani per modellare un futuro più a misura di Madre Terra. 

Stay connected!

A presto.
Francesco

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